La riforma pensioni scompare dai piani del governo. Nel DEF 2023 non sono contenuti progetti di intervento in questo senso, il che significa che l’assetto pensionistico italiano non sarà cambiato nel 2024. E forse nemmeno dopo.

Per gli esperti di pensioni questa non è una sorpresa, ma per i lavoratori più anziani potrebbe esserlo. Anche perché Quota 103 (uscita a 62 anni con 41 di contributi) terminerà a fine dicembre e quindi non ci saranno più vie d’uscita anticipate da sfruttare. Tradotto, si tornerà alle regole Fornero per tutti.

Il ritorno della Fornero

Inutile farsi illusioni. Il governo Draghi aveva già tracciato la strada due anni fa per un ritorno graduale e integrale alle regole Fornero. Cioè in pensione a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi per tutti. O con 41-42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica.

E così, fra una promessa e l’altra di riforma si torna alle vecchie pensioni ordinarie. Anzi, a dire il vero, ci siamo già dentro. Quota 103 è solo uno specchietto per le allodole, servirà relativamente ad ammortizzare lo scalone col ritorno delle vecchie regole. Tant’è che le stime di uscita anticipata per il 2023 a 62 anni con 41 di contributi parlano di poche decine di migliaia di lavoratori. Così come è stato per Quota 102.

Anche l’accesso a Opzione Donna è stato ristretto da quest’anno a tal punto che le lavoratrici aventi diritto si sarebbero ridotte del 90% rispetto all’anno prima. Da quest’anno occorre, infatti, rientrare in particolari condizioni di disagio per poter andare in pensione anticipata a 60 anni con 35 di contributi.

Cosa resta per andare in pensione anticipata

Chi potrà quindi andare in pensione anticipata dal 2024 s enon ci saranno riforme? I più fortunati saranno i lavoratori dipendenti del settore privato di medie e grandi imprese. Per costoro resterà ancora valida ancora la possibilità di usufruire dello scivolo pensionistico fino a 5 anni previsto dai contratti di espansione, di solidarietà e di isopensione

Per tutti gli altri ci sarà solo Ape Sociale a partire da 63 anni di età con almeno 30 di contributi versati, ma solo a determinate condizioni di disagio sociale.

Probabile che la platea dei beneficiari venga allargata estendendola ad altri lavoratori gravosi finora esclusi. Ma sarà poca cosa.

Resta infine Quota 41 riservata ai lavoratori precoci che possono contare su almeno 41 anni di lavoro alle spalle. Così come l’uscita anticipata a partire da 61 anni e 7 mesi per i lavoratori usuranti con alle spalle almeno 35 anni di contributi.