Aumenti in arrivo per le pensioni integrate al trattamento minimo e per quelle sociali. Per effetto della perequazione, dal 1 gennaio 2022 gli assegni subiranno un incremento, così come stabilito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Con decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 282 del 26 novembre 2021, il governo dà il via libera agli aumenti delle pensioni in base alle rivalutazioni certificate dal Istat. Come ogni anno, sono infatti rilevate le variazioni dei prezzi al consumo che incidono anche sugli assegni pensionistici.

Le rivalutazioni 2022 delle pensioni minime

In tutto sono circa 22,83 milioni le pensioni da adeguare ai nuovi parametri economici per una previsione di spesa pari a circa 4 miliardi di euro.

L’importo lordo sarà rivalutato del 1,7% in via del tutto provvisoria, basandosi sulle previsioni di inflazione per il 2022. Il dato definitivo sarà reso noto a fine anno.

Fra le varie tipologie di pensioni da rivalutare ci sono anche quelle integrate al minimo che passano da 515,58 euro a 523,34 euro al mese. Di cosa si tratta esattamente?

L’integrazione al trattamento minimo esiste dal 1983 e tutela tutti quei pensionati che percepiscono, in virtù di scarsi contributi versati, una pensione molto bassa. L’istituto di previdenza, a domanda dell’interessato, interviene quindi integrando l’assegno fino al minimo di legge.

Per ottenere questo tipo di integrazione, il pensionato non deve superare determinati requisiti di reddito personale e/o familiare.

L’incremento dell’assegno sociale

Dal 1 gennaio 2022 aumenta anche l’importo dell’assegno sociale. Passa da 460,28 a 468,10 euro al mese per tredici mensilità. Di cosa si tratta esattamente?

L’assegno sociale o pensione sociale è un sussidio economico erogato dal Inps a domanda a tutti coloro che hanno una età non inferiore a 67 anni e non percepiscono pensione da contributi. Si tratta a tutti gli effetti di una misura assistenziale.

Possono richiedere l’assegno sociale i cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con regolare permesso di soggiorno di lungo periodo.

Bisogna quindi possedere la residenza in Italia da almeno 10 anni e avere un reddito personale non superiore a 5.983,64 euro all’anno (11.967,28 se si tratta di persona coniugata).