Pensioni, pensioni e ancora pensioni. Il tema per il 2020 si fa sempre più caldo, visto che il governo dovrà metterci mano per riformare il sistema pensionistico gravato, da un lato da quota 100 e, dall’altro, da regole che non consentono la ritirata dal lavoro se non in veneranda età.

Nel mezzo, però, ci sono anche i vincoli di bilancio. Ogni modifica per ammorbidire le regole della riforma Fornero comportano infatti un aggravio della spesa pensionistica, già fuori controllo, per non parlare degli ammonimenti che arrivano dall’OCSE che ha già messo da tempo l’Italia nel mirino chiedendo al governo di allungare ulteriormente l’età pensionabile.

Riforma pensioni 2020, una polveriera pronta a saltare

Insomma, il tema pensioni rischia di diventare una polveriera nel 2020 con i partiti che reggono le sorti del governo pronti a saltare per aria se si vanno a toccare gli assegni pensionistici. Certo è, però, che le pensioni anticipate, da quota 100, ad Ape Sociale, per finire con Opzione Donna non potranno restare in piedi a lungo, se non altro bisognerà introdurre una riforma per evitare lo scalone nel 2022, cioè quando quota 100 andrà a esaurimento. Si pensa in tal senso di introdurre quota 103 oppure di mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età, per ovviare alla pensione di vecchiaia, fissata oggi a 67 anni di età. Ma è evidente che si tratta di misure temporanee che col tempo avranno bisogno di essere ritoccate di nuovo.

Tridico, dopo quota 100 serve flessibilità per uscita

Dopo quota 100 servirà un sistema pensionistico basato sull’uscita anticipata flessibile a seconda della gravosità dei lavori “superando le età di pensionamento uguali per tutti“. Lo afferma il presidente dell’Inps Pasquale Tridico, in una intervista al “Messaggero”, spiegando che “si potrebbe pensare ad un sistema di coefficienti che tengano conto appunto della gravosità del lavoro. Sarebbe un modo per prevedere un’età di uscita dal lavoro per ogni categoria, in maniera flessibile. Il minatore avrà un indice di gravosità più alto e quindi potrà uscire prima. Certo ci dovrà essere un’età minima, la stabilirà il legislatore“.

In merito a quota 100, Tridico sottolinea che “è stata una misura sperimentale. Abolirla, dopo solo un anno, sarebbe stato inopportuno, con la frustrazione di legittime aspettative. Allo scadere naturale si può pensare a una revisione complessiva del sistema che abbia l’ambizione di essere strutturale, fermo restando che quota 100 in sé costituisce già uno scivolo temporaneo per ammorbidire lo scalone per molti che non sono coinvolti dalle altre forme di anticipazione, dopo la riforma del 2011“.

Quota 100, la pensione nel 2020 sarà più bassa

A parte ciò, già dal prossimo anno gli assegni Inps per chi andrà in pensione con quota 100 potrebbero essere più bassi. Col 2020 scatterà un calcolo diverso per coloro che matureranno i 62 anni di età e i 38 di contributi. Fra questi 38 anni di versamenti ci sarà infatti un anno in più versato nel sistema contributivo e un anno in meno versato nel sistema retributivo. Quindi, coloro che lasceranno il lavoro nel 2020 avranno maturato, in linea di massima, 25 anni di contribuzione nel sistema contributivo e 13 anni nel sistema retributivo. L’Inps liquiderà la pensione con sistema misto dando più peso agli ultimi anni di versamenti rispetto ai primi col risultato che l’assegno pensionistico sarà più basso rispetto a chi è andato in pensione nel 2019 con quota 100. Ovviamente un calcolo preciso potrà essere fatto al momento della presentazione della domanda di pensione, ma in linea di principio la penalizzazione sull’assegno si farà sentire sempre più col passare del tempo. Anche qualora quota 100 dovesse essere superata da nuove riforme per evitare lo scalone nel 2022.