“Sant’Agostino si interessava di tasse e ha dichiarato che se i tributi sono troppo alti, non è peccato non pagarli. Io obbedisco a Sant’Agostino, il patrono dei tartassati, per non arrivare nudo alla meta“, affermava Totò nei panni di Torquato Pezzella.

Le tasse non piacciono a nessuno.

Si tratta, d’altronde, di una delle voci che più pesano sul bilancio di ogni famiglia. Da qui la decisione di molti di trasferirsi all’estero con la speranza di riuscire ad abbattere tale spesa.

Ma come funziona nel caso in cui un pensionato trasferisce la propria residenza in Bulgaria?

Pensione senza tasse in Bulgaria: nuove istruzioni

Un pensionato italiano, titolare di un trattamento a carico della gestione privata, ha trasferito la propria residenza in Bulgaria. Ebbene, stando a quanto stabilito dal Tribunale Ordinario di Cosenza, il soggetto in questione è assoggettato alla sola tassazione bulgara. Stando a quanto stabilito dall’articolo 16 della Convenzione tra la Repubblica popolare di Bulgaria e quella italiana, infatti:

“Fatte salve le disposizioni del paragrafo 2 dell’articolo 17, le pensioni e le altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato“.

Ne consegue che i pensionati che rientrano in tale casistica e trasferiscono la propria residenza in Bulgaria non devono pagare l’Irpef in Italia. Se tutto questo non bastasse la tassazione dei trattamenti pensionistici per coloro che trasferiscono la residenza in Bulgaria è pari a zero. Un’agevolazione indubbiamente importante che spiega il motivo per cui sempre più persone decidono di trasferirsi in questo Paese.

Convenzioni per evitare le doppie imposizioni

Gli italiani che trasferiscono la propria residenza all’estero possono quindi beneficiare, ove possibile, dell’applicazione delle norme stabilite nelle convenzioni internazionali per la non doppia imposizione. In questo modo è possibile evitare, come nel caso della Bulgaria, di pagare le tasse sulle pensioni.

In altri Stati è possibile invece beneficiare di uno sconto non indifferente sull’importo delle tasse da pagare. Oltre a evitare la doppia imposizione, come si legge sul sito del Dipartimento delle Finanze:

“le Convenzioni hanno anche lo scopo di prevenire l’evasione e l’elusione fiscale. […] In Italia, le Convenzioni per evitare le doppie imposizioni entrano a far parte dell’ordinamento giuridico all’esito di un procedimento di ratifica da parte del Parlamento seguito con legge ordinaria, che conferisce piena e integrale esecuzione al trattato. La Convenzione entra in vigore a seguito dello scambio degli strumenti di ratifica tra i Paesi contraenti. La conferma dell’avvenuto scambio degli strumenti di ratifica è resa nota attraverso la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale”.

Per attuare le disposizioni delle Convenzioni volte a evitare le doppie imposizioni, pertanto, i Paesi interessati possono stipulare accordi di carattere amministrativo attraverso cui favorire lo scambio di informazioni ed effettuare controlli mirati.

Tassazione della pensione all’estero: come funziona

Entrando nei dettagli l’Italia fa affidamento al principio della world wide taxation. In base a quest’ultimo i soggetti fiscalmente residente nel nostro Paese devono pagare le tasse in Italia anche se vivono all’estero. Ne consegue che un pensionato italiano che riceve il trattamento all’estero deve pagare le tasse nel Belpaese se ha ancora la residenza fiscale in Italia. Se invece ha la residenza fiscale all’estero, la pensione viene tassata in base a quanto previsto dal Paese estero.