Con 61 anni e 7 mesi di età possono andare in pensione quanti svolgono un lavoro usurante, oppure quanti per gran parte della carriera hanno lavorato di notte. E per intenderci lavorare di notte riguarda quanti svolgono il loro lavoro dalle 24 alle 5 del mattino. Servono però 35 anni di contributi versati. E per arrivare alla soglia possono essere utili anche i contributi versati in altre casse previdenziali, comprese quelle statali. Per rendere utili questi periodi serve un riscatto, o utilizzare lo strumento della costituzione della posizione assicurativa, altrimenti detta “ricongiunzione in uscita”.

Una misura che calza a pennello ad un nostro lettore che ci ha scritto un quesito.  

“Buonasera, mi chiamo Franco e sono qui a proporvi una domanda relativa alla mia ipotetica futura pensione. Nel 2024 dovrei garantirmi l’accesso alla pensione in regime usuranti, avendo svolto da tempo il lavoro di metronotte. Stando a quanto mi hanno suggerito degli esperti del mio patronato, dovrei avere diritto a questa pensione a partire dal mese di ottobre 2024. Infatti non è l’età che mi manca ma sono i contributi previdenziali versati ed una quota che non ho capito bene come funziona. Infatti oggi ho già 63 anni di età. In pratica uscirò a 65 anni con 35 anni di contributi versati. Il problema è che un anno utile alla mia pensione è piuttosto datato nel tempo e sono stati periodi di lavoro effettuati nella gestione dei dipendenti pubblici. Infatti lavoravo come inserviente presso le strutture sportive del mio comune di residenza. Mi hanno detto che dovrei riscattare questi contributi e che questa operazione può essere fatta anche in maniera gratuita con la costituzione della posizione assicurativa. Cos’è?” 

Lavoro usurante e notturno per la pensione a 61 anni e 7 mesi di età 

La pensione per il lavoro usurante o per il lavoro notturno permette l’uscita a 61 anni e 7 mesi di età con 35 anni di contributi versati.

Ma serve raggiungere la giusta quota, che poi è quella che il nostro lettore non conosce. Bisogna arrivare a 97,6, sfruttando anche le frazioni di anno. Ma per il notturno la quota varia in base al numero di notti svolte nell’anno solare di lavoro. Probabilmente può essere anche questa la motivazione che ha spostato in avanti come età l’uscita per il nostro lettore.  

Contributi nella gestione dei dipendenti pubblici 

Per poter raggiungere l’uscita col lavoro usurante nell’ottobre del 2024, il nostro lettore dovrà aggiungere anche la contribuzione nella gestione dei dipendenti pubblici. Infatti dal punto di vista lavorativo, come metronotte, rientra a pieno diritto nel lavoro notturno utile allo scivolo. Evidentemente ha 7 degli ultimi 10 anni con almeno 78 notti di lavoro annue, ho ha lavorato così per metà della vita lavorativa. Ma per arrivare alla soglia dei 35 anni di contribuzione o per chiudere quota 97,6 o superiore, serve anche l’anno versati nel lavoro statale. E questa misura si chiama costituzione della posizione assicurativa.  

Come funziona la ricongiunzione in uscita per la pensione

In maniera gratuita un ex dipendente pubblico può utilizzare la posizione assicurativa e contributiva versata nella gestione dei dipendenti pubblici per arrivare ad una pensione liquidata dal fondo pensioni lavoratori dipendenti (FPLD). Ed è il caso di chi ci scrive. L’INPS sul sito ufficiale ha una scheda illustrativa di questa misura dove si legge testualmente che: “Con questa prestazione, conosciuta anche come Ricongiunzione in uscita, il dipendente pubblico che cessa dal servizio senza aver raggiunto il diritto a una pensione, può costituire una posizione contributiva presso il FPLD dell’INPS e trasferirvi tutti i periodi con obbligo di iscrizione all’INPS Gestione Dipendenti Pubblici”. Significa proprio che non avendo raggiunto i requisiti per la pensione autonoma presso il fondo gestione dipendenti pubblici un lavoratore può utilizzare questi contributi per la pensione dal FPLD.

Cosa fare entro il mese di maggio per la pensione 

Per poter accedere alla pensione nel 2024 il nostro lavoratore dovrà presentare domanda di certificazione del diritto alla pensione entro maggio 2023. Dovrà farlo per non rischiare di fare slittare la decorrenza della pensione da ottobre ai mesi successivi. Inoltre presentare una domanda tardiva porta il potenziale pensionato ma rischiare di finire fuori dalle risorse disponibili per l’anno 2024 per la pensione in regime usuranti. Infatti la misura non ha fondi illimitati ma ha delle dotazioni che ogni anno l’INPS destina alla misura. Non centrare la domanda di certificazione del diritto per tempo, fa slittare l’eventuale approvazione della futura domanda di pensione. Infatti gli interessati dopo la domanda di certificazione del diritto dovranno provvedere a presentare la domanda di pensione vera e propria all’INPS, grosso modo il mese prima di completare i requisiti di uscita.