Anche i preti vanno in pensione, ma seguono regole diverse rispetto alla generalità dei lavoratori. Il loro sistema pensionistico è particolare e il calcolo della pensione è slegato da quello comunemente noto. Anche se per poter beneficare della rendita è necessario raggiungere una certa età.

Va detto, innanzitutto, che i preti sono iscritti al fondo clero che funziona diversamente dai fondi relativi altre gestioni dei lavoratori. Il fondo clero è amministrato dall’Inps, ma il sistema di calcolo della pensione avviene in maniera del tutto particolare.

I versamenti dei contributi, ad esempio, sono effettuati in misura fissa e non a percentuale in base alla retribuzione.

La pensione ordinaria e anticipata dei preti

La pensione dei preti rappresenta di conseguenza una rendita in misura fissa. Costituita da un assegno base, pari all’importo del trattamento minimo (563,74 euro) a cui si aggiunge una maggiorazione annualmente stabilita dall’Inps, pari a 5,94 euro per le rendite aventi decorrenza dal 2020.

La stessa maggiorazione è riconosciuta per ogni anno di contribuzione eccedente il ventesimo. E per ogni anno di ulteriore contribuzione rispetto alla data di maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, cioè attualmente oltre i 69 anni.

Ma a quale età vanno in pensione i preti? Da quando è stato costituito il fondo clero nel 1973, la pensione di vecchiaia per i preti matura al compimento di 68 anni di età. Bisogna poi aver versato almeno 20 anni di contributi.

I preti possono optare anche per la pensione anticipata a 65 anni con almeno 40 anni di contributi. Tuttavia, per effetto del meccanismo di adeguamento dei requisiti di accesso del pensionamento alla speranza di vita, i requisiti anagrafici sono incrementati di 4 mesi ogni due anni.

I versamenti dei contributi

Come detto, il versamento dei contributi dei preti avviene in misura fissa presso il Fondo Clero. La contribuzione annuale dovuta all’Inps è di 1.769,06 annui, pari a 147,42 euro mensili.

Tale importo, in base al il decreto del Ministero del Lavoro di concerto con quello delle Finanze del 19 maggio 2022, non è variato per il 2023.

Il Fondo Clero eroga la pensione di vecchiaia, la rendita di invalidità e le prestazioni ai superstiti. La gestione non prevede, invece, l’erogazione dell’assegno ordinario di invalidità, della pensione di inabilità.

Poiché l’adeguamento dei contributi dovuti al fondo clero è regolato dalla legge che impone l’aggiornamento biennale in base al carovita e all’aumento delle pensioni. L’ultimo incremento è avvenuto nel 2019 e, considerato che nel 2021 le pensioni non hanno subìto alcun aumento, il contributo per il finanziamento delle suddette prestazioni resta invariato.

La pensione del Fondo Clero

Il Fondo Clero è il trattamento di previdenza del clero e dei ministri di culto delle confessioni religiose diverse dalla cattolica. È un fondo speciale gestito dall’Inps al quale sono iscritti tutti i sacerdoti secolari dal momento della loro ordinazione sacerdotale o dall’inizio del ministero di culto, fino alla data di decorrenza della pensione di vecchiaia o di invalidità.

Il Fondo è compatibile con l’AGO e con altre forme di previdenza sostitutive. È infatti possibile essere iscritti contemporaneamente sia al fondo previdenza del clero che ad altri fondi maturando, pertanto, il diritto a prestazioni pensionistiche a carico di diverse gestioni previdenziali.

Riassumendo…

  • I preti vanno in pensione di vecchiaia a 68 anni.
  • Possono andare in pensione anche a 65 anni con almeno 40 anni di contributi.
  • I versamenti contributivi al Fondo Clero avvengono in misura fissa.
  • La pensione dei preti è calcolata partendo dalla rendita minima e aggiungendo una quota fissa per ogni anno di lavoro svolto oltre al ventesimo.