Prendere una pensione più alta non è una cosa difficile perché gli strumenti che consentono di aumentare la pensione che si prende ogni mese esistono. Alcuni di questi strumenti riguardano situazioni a basso reddito e quindi le pensioni minime. Naturalmente parliamo di maggiorazione sociale e integrazione al trattamento minimo. Ma c’è anche uno strumento poco conosciuto che può tornare utile a molti pensionati per ricevere un assegno più cospicuo rispetto a quello percepito. E si tratta del cosiddetto supplemento di pensione, strumento poco conosciuto e pertanto, spesso poco usato.

C’è però chi ci chiede come funziona questa possibilità, che se non utilizzata, rischia di far perdere due volte il pensionato.

“Buonasera, sono Mario, un pensionato di 69 anni che è andato in pensione a 67 anni con la pensione di vecchiaia a fronte di 30 anni di contributi versati. Adesso mi dedico ai miei terreni agricoli, e mi sono di nuovo iscritto come a inizio carriera come coltivatore diretto. Per prendere aiuti europei e gasolio agevolato. Infatti, e verso i contributi. Ma questa contribuzione dovrebbe essere considerata dall’INPS per la mia pensione? Mi sembra che il mio assegno dal giorno che l’ho preso la prima volta sia salito di poco e solo per via dell’inflazione.”

Pensione più alta, ecco come ottenere il supplemento di pensione ed a chi spetta

Se maggiorazioni sociali e integrazione al trattamento minimo sono strumenti che servono a un pensionato al minimo per ricevere una pensione più dignitosa, il supplemento di pensione è completamente scollegato dall’importo della pensione e dal reddito del pensionato. Spesso un lavoratore va in pensione ma continua a versare i contributi perché continua a lavorare, anche se in maniera saltuaria. A prescindere da ciò, un pensionato quando, dopo essere andato in pensione, torna al lavoro e torna a versare contributi, può ottenere un surplus di pensione producendo le opportune richiesta all’INPS.

Questo capita a chi, come il nostro lettore, decide magari di mettersi in proprio dopo il pensionamento, oppure al commerciante che dopo essere andato in pensione resta ancora iscritto. Ma succede anche al pensionato che torna a lavorare dopo la quiescenza, perché evidentemente ancora in forze. Tutta la contribuzione previdenziale versata successivamente alla data del pensionamento può maturare, generando una pensione più alta. Ed ecco che si può sfruttare il supplemento di pensione.

Cosa accade ai contributi versati dopo la pensione, i due casi più comuni

I contributi versati dopo la data del pensionamento, per ovvie ragioni, non sono utilizzati dall’INPS per liquidare la pensione. Questa infatti viene assegnata al pensionato prima che questi contributi siano stati versati e quindi impossibile che vengano considerati nella liquidazione della prestazione. Ma sono contributi che non vengono persi perché possono dare origine ad un incremento della pensione già percepita. Ma solo se il pensionato produce una domanda all’INPS per ottenere quello che si chiama supplemento di pensione.

Infatti l’utilizzo dei contributi versati successivamente alla data di pensionamento non è automatico da parte dell’INPS. Il supplemento di pensione è una misura che il pensionato deve richiedere all’INPS ma sempre rispettando tempistiche e condizioni che la normativa previdenziale prevede.

O il pensionato fa domanda, oppure ecco i contributi silenti

Una delle motivazioni che producono il fenomeno dei contributi silenti è proprio questo e cioè dei contributi versati dopo il pensionamento. Fino a quando il pensionato non chiede all’INPS di utilizzare i contributi versati per ottenere il supplemento di pensione, questi contributi restano giacenti all’INPS e in pratica non utilizzati. Significa che sarebbero soldi che un pensionato ha versato, senza mai riuscire a prendere quella rendita mensile che una pensione garantisce. Un guadagno netto dell’INPS, che però concede al pensionato stesso la facoltà di intervenire.

Infatti con il supplemento di pensione il diretto interessato non fa altro che chiedere all’INPS di ricalcolare la sua pensione alla luce della nuova contribuzione versata.

Le regole per richiedere il supplemento

La domanda può essere presentata anche tramite i classici canali digitali che l’INPS offre ai pensionati muniti di credenziali SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CNS (Carta Nazionale dei Servizi) o CIE (Carta di identità elettronica). La domanda infatti è telematica. Ma si può sempre usare l’ausilio di sindacati e patronati, che tra l’altro avviano sempre campagne di sensibilizzazione da questo punto di vista.

Proprio alcuni sindacati specificano le regole per poter recuperare il supplemento che spetta a chi ha continuato a versare contributi nonostante una pensione già maturata e soprattutto, già liquidata. A partire dai 2 anni dal primo rateo di pensione, l’interessato può chiedere all’INPS il supplemento. E lo può fare anche dopo due anni dall’ultimo supplemento richiesto, se i versamenti proseguono. Ma solo se il pensionato ha raggiunto già i 67 anni, cioè l’età pensionabile vigente. Solo per gli iscritti alla Gestione Separata INPS, il supplemento è da richiedere dopo due anni dal pensionamento, e poi ogni 5 anni in caso di prosecuzione dei versamenti. E per gli iscritti alla Gestione Separata INPS, non serve aver compiuto i 67 anni di età.