Nel 2024 la platea dei beneficiari della pensione ordinaria è costituita dai nati nel 1957, i quali, raggiungendo i 67 anni di età, entrano nel perimetro della pensione di vecchiaia ordinaria. Nel 2025, sarà la volta dei nati nel 1958 e così via, almeno fino a quando l’età pensionabile per la quiescenza di vecchiaia resterà invariata a 67 anni. È probabile che presto ci sarà un nuovo adeguamento dei requisiti previdenziali della pensione di vecchiaia ordinaria all’aspettativa di vita. Non mancano, tuttavia, le opportunità per molti di andare in pensione prima, soprattutto per coloro che sono nati nel 1960 o dopo.

Analizzando le varie opzioni disponibili per questi individui, vediamo diverse possibilità di accedere alla pensione anticipata.

Pensione per i nati nel 1960, ecco almeno 4 soluzioni per andare in pensione nel 2024

I nati nel 1960, che nel 2024 hanno compiuto o stanno per compiere 64 anni e hanno versato almeno 20 anni di contributi dopo il 31 dicembre 1995, possono accedere alla pensione anticipata contributiva. Questa opzione prevede un’età minima di 64 anni e una carriera contributiva di almeno 20 anni.

Tuttavia, l’importo della pensione non può essere inferiore a tre volte l’assegno sociale per accedere a questa forma di pensione anticipata. Considerando che l’assegno sociale per il 2024 è di 534 euro, è necessario percepire una pensione superiore a 1.600 euro al mese. Per le lavoratrici madri, il requisito dell’importo minimo si riduce: chi ha avuto un solo figlio può accedere a una pensione di circa 1.495 euro al mese (2,8 volte l’assegno sociale), mentre chi ha avuto più di un figlio può accedere con una pensione di circa 1.388 euro al mese (2,6 volte l’assegno sociale).

Ecco alcune strade che portano alla pensione subito a 64 anni di età

Per i nati nel 1960, è possibile andare in pensione con la quota 103, a condizione di aver accumulato 41 anni di contributi. Se questi 41 anni di contributi sono raggiunti nel 2024, la pensione verrà calcolata con il metodo contributivo.

E non potrà superare le quattro volte il trattamento minimo INPS, ovvero circa 2.394 euro al mese. Se invece i 41 anni di contributi sono stati completati già nel 2023, il calcolo della pensione avviene con il sistema misto. E l’importo può arrivare fino a cinque volte il trattamento minimo, ossia circa 2.990 euro al mese.

Importante ricordare che con la quota 103, i pensionati non possono tornare a lavorare o cumulare il reddito della pensione con un reddito da lavoro autonomo o dipendente. Eccetto per il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro di reddito annuo.

Alternative alla quiescenza, ecco cosa c’è per i nati nel 1960

Anche l’Ape sociale è un’opzione per chi è nato nel 1960, prevedendo un’età minima di 63 anni e mezzo con una carriera contributiva di 30 anni per caregiver, invalidi e disoccupati, o di 36 anni per lavori gravosi. I disoccupati devono essere privi della Naspi dopo averla percepita interamente, gli invalidi devono essere riconosciuti tali per una percentuale non inferiore al 74%, e i caregiver devono aver assistito un parente stretto disabile grave per almeno sei mesi prima di presentare la domanda.

Per i lavori gravosi, l’attività deve essere svolta per sette degli ultimi dieci anni o per sei degli ultimi sette anni. E bisogna rientrare in una delle 15 categorie di lavoro gravoso.

Senza limiti di età, ecco anche la quota 41 per i lavoratori precoci

La quota 41 è un’altra possibilità per chi è nato nel 1960, richiedendo 41 anni di contributi. Di cui almeno uno versato prima del compimento del diciannovesimo anno di età. Questa misura è applicabile solo per le categorie citate per l’Ape sociale. Per i disoccupati, la Naspi deve essere percepita interamente e poi essere scaduta da almeno tre mesi prima della domanda. La quota 41 prevede anche una finestra mobile di tre mesi per la presentazione della domanda.