Andare in pensione a 63 anni è ciò che l’Anticipo Pensionistico sociale oggi in vigore concede come opportunità a quanti completano alcuni requisiti predeterminati. La misura scade il 31 dicembre 2023 e, pertanto, per avere accesso a questa misura di pensionamento anticipato serve completare tutti i requisiti in tempo utile, cioè entro fine anno.

“Salve, vorrei capire bene quali sono i requisiti che devo completare entro la fine del 2023 per poter andare in pensione con l’Ape sociale. Perché pare che non mi basti arrivare a 36 anni di contributi io che essendo nato nel 1960 ho 63 anni.

Sento dire che devo rispettare sempre entro il 31 dicembre prossimo altre condizioni. Quali sono?”

La pensione per i nati nel 1060, la data del 31 dicembre è fondamentale non solo per età e contributi

La domanda del nostro lettore ci permette di aprire un discorso più ampio relativo all’Ape sociale, che è una misura che al momento è data in scadenza il 31 dicembre prossimo. Al momento dicevamo, perché pare che si parli di una probabile proroga al 2024 della misura. L’Ape sociale come tutti sanno, è una misura che consente di accostarsi alla pensione di vecchiaia godendo di una specie di reddito ponte fino al compimento dei 67 anni di età. Significa che l’Anticipo Pensionistico è una misura di accompagnamento alla vera e propria pensione di vecchiaia.

Infatti chi prende l’Ape sociale lo fa per tutti i mesi che mancano al raggiungimento della canonica età pensionabile dei 67 anni. L’INPS eroga ai beneficiari un assegno pari alla pensione maturata alla data di uscita con l’Ape sociale come fosse una normale pensione. E lo fa per 12 mesi all’anno visto che la misura è senza tredicesima mensilità. Naturalmente ne hanno diritto quanti completano tutti i requisiti previsti che non sono soltanto l’età e la contribuzione versata.

In pensione i nati nel 1960 completando questi requisiti entro dicembre 2023

Per accedere all’Ape sociale occorre entrare in una delle 4 categorie di possibili beneficiari.

La prima è quella degli invalidi, purché riconosciuti tali in misura pari ad almeno il 74%. La seconda è quella dei disoccupati, che hanno perso il lavoro in maniera involontaria. Parliamo di disoccupati che hanno le caratteristiche per prendere la Naspi. Quindi, soggetti che hanno perduto il lavoro senza la loro volontà e quindi senza aver dato dimissioni volontarie (quelle per giusta causa permettono di prendere l’Ape, come permettono di prendere la Naspi). La terza categoria è quella dei caregiver. Si tratta di soggetti che assistono familiari disabili conviventi. Una assistenza che deve essere partita da almeno 6 mesi prima di presentare domanda. L’ultima categoria di potenziali beneficiari dell’Ape sociale è quella dei lavori gravosi.

Il lavoro gravoso dell’Ape sociale, ecco come deve essere per consentire il pensionamento

Il nostro lettore non è invalido, non è disoccupato e non ha parenti disabili a cui prestare assistenza. Questo ciò che noi capiamo dal suo quesito, dal momento che ci chiede di Ape sociale con 36 anni di contributi. Infatti per le prime tre categorie sopra citate l’Ape è possibile a 63 anni di età ma con 30 anni di contributi. Per il lavoro gravoso invece servono 36 anni di versamenti contributivi, salvo che per gli edili o i ceramisti, ai quali ne bastano 32 di anni di contribuzione. La domanda del nostro lettore riguarda i requisiti che devono essere completati entro la fine del 2023.

Età ok, perché essendo nato nel 1960 ha compiuto o compirà 63 anni nel 2023. Contribuzione ok dal momento che dice di avere già 36 anni di versamenti. ma ciò che deve completare ulteriormente, sono i requisiti aggiuntivi della misura. Infatti il lavoro gravoso deve essere stato svolto per 6 degli ultimi 7 anni di carriera. In alternativa è possibile utilizzare una formula diversa, che prevede che il lavoro gravoso sia stato svolto per 7 degli ultimi 10 anni.

Niente Ape, perché basta poco per perdere il diritto

Bisogna capire bene come funziona il meccanismo del lavoro gravoso per comprendere a pieno come funziona il diritto all’Ape sociale. Un edile piuttosto che un facchino o un netturbino, devono aver svolto tali attività per gran parte degli ultimi anni di carriera. Perché altrimenti niente da fare. Infatti un edile che negli ultimi 10 anni di carriera ha cambiato attività, diventando edile solo da 5 anni, non ha diritto all’Ape sociale. Misura che spetta invece a chi edile è stato dal 2013 al 2020, e poi ha cambiato mestiere. Evidente che se il nostro lettore nel 2023 completa solo i 63 anni di età e i 36 di contributi, ma non ha 7 degli ultimi 10 anni di carriera svolti come lavoro gravoso, dovrà dire addio all’Ape sociale.

Oltretutto, la misura non cristallizza il diritto e quindi, non si può puntare a completare i requisiti previsti l’anno venturo sfruttando un diritto maturato l’anno precedente. Più facile attendere la proroga del governo, che riaprirebbe le porte a questa misura che per chi completa i requisiti previsti nel 2024.