Il trattamento minimo INPS insieme alle maggiorazioni sociali sono strumenti che consentono ad una pensione troppo bassa, di diventare più dignitosa. E dal 1983 che in Italia si è deciso di integrare ad una determinata soglia le pensioni degli italiani. E il fattore è proprio il rendere più dignitosa la vita a questi pensionati. Molti però non sanno come funziona il meccanismo o prendono meno di quanto credevano di dover prendere. Il meccanismo di calcolo della pensione minima nel 2022 è particolare.  

“Sono Patrizio, un pensionato con un assegno mensile di pensione di poco meno di 400 euro al mese.

Ho fatto domanda di ricostituzione della pensione all’INPS chiedendo l’integrazione al trattamento minimo. Mi hanno risposto che la mia pensione è già integrata. Ma avevo letto che il trattamento minimo INPS per il 2022 era pari a 524,35 euro al mese se non addirittura 660,27 euro al mese comprese le maggiorazioni. Perché a me non toccano queste cifre e devo accontentarmi di 398 euro al mese?” 

La pensione minima 2022 e come funziona
 

L’argomento del lettore è assai particolare. Anche perché le cifre di cui parla l’INPS raramente sono quelle che i pensionati si ritrovano nei cedolini. Quindi il nostro pensionato non è certamente l’unico che non capisce i motivi per i quali la sua pensione, pur se integrata al minimo, gli appare insufficiente. La pensione minima nel 2022 è pari a 524,35 euro al mese. Con il cosiddetto incremento al milione o con l’aggiunta della maggiorazione sociale si può arrivare a 660,27 euro al mese. Il nostro lettore non arriva a prendere queste cifre dal momento che evidentemente ha una situazione reddituale che non lo consente. Va detto infatti che l’integrazione al trattamento minimo delle pensioni può essere intera o parziale e dipende da caso a caso. E l’integrazione intera riguarda solo il pensionato che ha un reddito personale, se è single, pari a 6.816,55 euro annui, o fino a 27.266,20 per i coniugati.

 
 

Alcuni esempi di calcolo del trattamento minimo INPS 

Ciò che probabilmente incide e non consente al nostro lettore di essere “soddisfatto” riguardo alla possibilità di avere una pensione integrata al minimo, sono le soglie reddituali prima citate. Regole di calcolo quindi che finiscono con il consentire o meno ad un pensionato, di avere una pensione più dignitosa. Al pensionato che ha posto il quesito spetta una integrazione al minimo parziale. Per esempio, un pensionato con assegno pari a 350 euro al mese, se ha un reddito pari ad 13.000 euro annui (tra pensione ed altri introiti), deve fare riferimento alla soglia massima di 13.633,10. Chi ha un reddito superiore al trattamento minimo, cioè 6.816,55 euro annui e non superiore a 2 volte lo stesso trattamento minimo, cioè 13.633,10 euro, prenderà l’integrazione parziale. Prenderà di integrazione 633,10 euro all’anno. Risultato questo della differenza tra 13.633,10 e 13.000 euro. In pratica, 48,70 euro al mese di integrazione per tutti i 13 mesi di pensione. Una cifra che sommata alla pensione di 350 euro fa un assegno mensile per 13 mensilità pari a 398,70 euro.