La pensione di invalidità (assegno mensile) per i disabili torna cumulabile coi redditi da lavoro. Lo comunica l’Inps con messaggio numero 4689 del 28 dicembre 2021 recependo le novità introdotte dalla legge n. 215/2021.

L’assegno mensile era stato eliminato da una recente sentenza della Corte Costituzionale prendendo in esame un cavillo giuridico. Il governo è poi intervenuto correggendo il tiro e ripristinando la situazione precedente.

Torna la pensione di invalidità per chi lavora

Dal prossimo anno, quindi, la pensione di invalidità (assegno mensile) per i disabili in grado di svolgere lavoretti o lavori di breve durata non sarà eliminato.

Nei fatti, i giudici della Corte Costituzionale avevano sentenziato che l’assegno di invalidità può essere erogato solo nel caso in cui risulti la” inattività lavorativa” del soggetto a prescindere dal reddito.

Cosa che aveva mandato su tutte le furie le associazioni, dato che mai nulla di tanto imbarazzante era mai accaduto ai danni di una categoria di lavoratori già di per sé emarginata dal contesto sociale e lavorativo.

Eppure, in punta di diritto, i giudici costituzionali non hanno sbagliato mandando così anche un messaggio al legislatore di fare più attenzione a quello che si scrive nei testi di legge.

I limiti di reddito

Chiuso l’incidente, andiamo a vedere quali erano i limiti di reddito consentiti per non perdere il diritto alla pensione di invalidità. L’importo, come noto, ammonta a 287,09 euro al mese ed è pagato dal Inps alle persone di età compresa fra i 18 e 67 anni. Con una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 74 e il 99%.

Il limite di reddito annuo consentito per mantenere l’assegno di invalidità è di 4.931,29 euro per il 2021. Pertanto fino a tale soglia di reddito lavorativo (o altro) è possibile continuare a beneficiare del sostegno economico erogato dal Inps.

Qualora tale limite fosse superato, anche solo temporaneamente, il beneficiario è tenuto a segnalarlo al Inps che provvederà alla sospensione dei pagamenti.

Diversamente, l’Inps incrociando annualmente i dati di reddito con l’Anagrafe Tributaria agirà d’ufficio recuperando anche gli arretrati indebitamente corrisposti.