Pensione part time sì o no?

L’INPS, lo Stato e il sistema previdenziale italiano non hanno soldi a sufficienza per garantire una vera riforma delle pensioni, o almeno, una che sia degna di questo nome. Qualcuno obietterà sul fatto che la spesa per le pensioni dello Stato è elevata perché comunemente si fondono quelle previdenziali con quelle assistenziali. Un difetto congenito del sistema previdenziale che molti vorrebbero risolvere dividendo le due cose. Ed evitare che, per esempio, le spese per un sussidio vadano a unirsi a quelle per i trattamenti previdenziali aggravando i conti pubblici.

Ma resta il fatto che come ogni anno, quando c’è da varare la riforma delle pensioni, questa viene posticipata a data da destinarsi. E le scuse sono sempre le scarse risorse a disposizione. Ci sono dei dati sulle pensioni che però ci devono far riflettere in ottica futura. Perché effettivamente il sistema non è certo virtuoso da questo punto di vista. Ma a ogni problema c’è una soluzione ed esiste una via che permetterebbe di riformare comunque il sistema.

“Buongiorno, sono un lavoratore di 63 anni di età che potrebbe andare in pensione con l’Ape sociale. Ma a conti fatti rischio di rimetterci troppo. Perché è una misura piuttosto limitativa. E allora mi chiedevo se sono vere le notizie di una papabile pensione part time, che mi permetterebbe di restare al lavoro, anche se a orario ridotto con una specie di mezza pensione.”

I numeri del sistema pensionistico italiano non mentono, dal 2030 trattamenti a rischio

Troppo pochi i lavoratori attivi rispetto ai pensionati. Già oggi questo dato è allarmante, perché nel sistema previdenziale italiano i lavoratori attivi versano i contributi che servono all’INPS per pagare le pensioni di chi il lavoro lo ha già abbandonato. E stando a ciò che si legge, per esempio, sulle pagine del “Corriere della Sera”, il futuro sarà peggiore.

Sul quotidiano snocciolano i numeri esposti da Alberto Brambilla, uno che di pensioni sicuramente ne capisce. Parliamo del docente universitario a cui si devono numerose pubblicazioni in materia di pensioni e welfare. E che è stato anche consigliere di alcuni governi per i vari pacchetti pensione delle manovre di Bilancio. I numeri di cui parliamo sono piuttosto netti nel dimostrare che il futuro della previdenza, se tutto resta come oggi, è a serio rischio.

Nei prossimi anni saranno troppi i soggetti che andranno in pensione, soprattutto rispetto ai lavoratori che si prevede saranno attivi. Questa cosa mina pesantemente la stabilità del sistema pensionistico, a tal punto che sembra essere una delle cose che impedisce il varo di una vera riforma delle pensioni.

Le pensioni ibride part time diventano l’unica via per la riforma, ecco di cosa si tratta e perché è così

Se i pensionati sono troppi numericamente rispetto ai lavoratori attivi, l’INPS rischia di non avere i soldi per pagare le pensioni. In barba a tutte le ipotesi di nuove misure e nuove riforme da varare. Pensioni e lavoro non possono che andare di pari passo tra loro. Ecco quindi che bisognerebbe far crescere l’occupazione per poter dare stabilità al sistema previdenziale ed eventualmente, favorire le uscite anticipate che tutti vorrebbero. Ed ecco che l’unica via proponibile per dotare il sistema di una misura di pensionamento anticipato oggi appare il part-time pensione sul modello svedese. Qualche settimana fa se ne parlò con insistenza, perché uscì fuori che sul tavolo della riforma c’era pure questa nuova possibilità.

In pratica, una misura che, come ci dice il lettore, consentirebbe un ingresso parziale nel mondo delle pensioni per i lavoratori, con un altrettanto parziale addio al mondo del lavoro. E considerando che per la misura si parla anche di nuove assunzioni, anche se part-time, ecco che l’equilibrio potrebbe essere garantito.

Come funziona la pensione part-time

Un lavoratore che si trova ad essere arrivato a pochi anni dalla pensione, potrebbe scegliere la via del part-time lavoro con annessa pensione part-time. Questo è ciò che fanno in Svezia per esempio, con i lavoratori che una volta giunti a 61 anni possono scegliere di passare alla pensione part-time restando al lavoro ma ad orario ridotto. E le ore di lavoro in meno svolte dal pensionato a metà vengono coperte da nuovi assunti, anche se solo part-time.

Una via del genere in Italia non c’è mai stata. Ma si potrebbe copiarne il meccanismo, anche se non in misura completa ed identica. Magari si potrebbe alzare l’età a partire dalla quale operare questa scelta, ma resta il fatto che con una soluzione di questo genere si potrebbe tranquillamente arrivare anche a dar manforte al turnover lavorativo. Con i mezzi pensionati che oltre ad alleggerirsi il carico di lavoro ed oltre a godere in anticipo di un trattamento previdenziale, potrebbero fungere da tutor per i neo assunti.