Banche e assicurazioni premono sul Parlamento per una nuova legge che favorisca l’adesione ai fondi pensione dei giovani mediante il silenzio-assenzo. Quell’istituto che permette di conferire il Tfr ai alla previdenza complementare senza espresso dienego da parte del lavoratore. A premere non sono solo le lobby della finanza, ma anche i sindacati che hanno ormai messo piede nei consigli di amministrazione dei fondi pensione.

L’iniziativa, di cui si discute ormai da mesi, nascerebbe dal fatto che i giovani sono i più restii a sottoscrivere forme di pensione complementare.

La partecipazione degli under 35, infatti, in Italia, è la più bassa d’Europa. Non solo, i gestori dei fondi hanno necessariamente bisogno di incrementare le entrate dopo le rovinose perdite dello scorso anno con il ritorno dell’inflazione.

Dal Tfr ai fondi pensione col silenzio assenso rafforzato

Ricordiamo che il silenzio assenso sulla scelta di destinazione del Tfr già esiste da tempo e non è una novità. Dal 2007 ogni lavoratore assunto per la prima volta nel settore privato, deve scegliere se lasciare il Tfr in azienda o se versarlo in un fondo pensione di categoria. In caso di assenza di comunicazione entro 6 mesi, il Tfr è versato automaticamente nel fondo pensione negoziale indicato dal Ccnl. Dal 2022 questa norma è stata estesa anche ai dipendenti pubblici, tranne quelli assunti fino al 2018 e quelli della scuola.

Ma cosa prevederebbe la nuova norma di cui si parla tanto? Ebbene, secondo i progetti di riforma, il nuovo semestre di silenzio assenso riguarderebbe dal 2024 tutti i lavoratori che ancora mantengono il Tfr in azienda. Quindi non solo per i neo assunti, ma anche per coloro che già lavorano da anni e che sarebbero chiamati a una scelta esplicita. In assenza della quale la loro posizione nel Tfr sarebbe destinata automaticamente al fondo pensione negoziale di riferimento.

Lo scippo del Tfr

Con questa mossa, si intesificherebbe l’azione di scippo del Tfr da parte dei fondi pensione dalle tasche dei lavoratori.

In un momento, tra l’altro, in cui il rendimento del trattamento di fine rapporto è tornato in auge e garantisce ritorni sicuri. A differenza di quelli reclamizzati dai gestori della previdenza complementare.

Così, con la proroga del periodo di silenzio assenso, i sindacati sperano di sensibilizzare anche i lavoratori del pubblico al tema della previdenza complementare. Del resto il posto fisso è anche sinonimo di garanzia di costanti e sicuri flussi di denaro verso le varie gestioni previdenziali. Al contrario, nel settore privato c’è più rischio di restare senza lavoro e quindi senza Tfr.

La scusa per far quadrare la riforma del silenzio assenso sarebbe quella di sensibilizzare maggiormente i giovani verso le pensioni integrative. Con anche la promessa da parte dello Stato di abbassare ulteriormente le tasse sulle future rendite maturate

Si parla così di revisione fiscale nella riforma pensioni. Il fisco pensa infatti di abbassare l’aliquota del prelievo sulla rendita del fondo. Oggi tale percentuale è del 15% con possibilità di discesa afino al 9% in caso di permanenza nel fondo pensione da almeno 35 anni.  Quindi a guadagnare saranno i gestori dei fondi pensione con maggiori masse da gestire grazie alla destinazione dei Tfr che frutteranno laute commissioni.

Riassumendo…

  • Il Tfr dei nuovi assunti è destinato automaticamente ai fondi pensione in assenza di comunicazioni al datore di lavoro.
  • La legge sul silenzio assenso è in vigore dal 2007 per il settore privato e dla 2022 per quello pubblico.
  • Le lobby dei fondi d’investimento chiedono una nuova legge che rafforzi il silenzio assenso sul Tfr.