Quando vanno in pensione gli avvocati e come si calcola la loro rendita? A differenza della generalità dei lavoratori, gli avvocati possono lasciare la professione a 70 anni con almeno 35 anni di contribuzione (pensione di vecchiaia). A patto che siano iscritto alla Cassa forense da almeno 5 anni. Possono però uscire anche prima, a 65 anni di età sempre con 35 di contributi, ma la rendita sarà decurtata per ogni anno di anticipo rispetto ai 70. Infine c’è la pensione di anzianità che si consegue a 62 anni con almeno 40 di contributi.

Ciò premesso, vale la pena soffermarsi sul sistema di calcolo della pensione. La nota più dolente perché dal 1 gennaio 2024 anche la Cassa forense adotterà il sistema contributivo, più penalizzante rispetto a quello retributivo. Una riforma che sarà graduale, ma necessaria visto che le finanze languono da tempo. In questo senso anche le pensioni dei nuovi iscritti saranno calcolate in maniera diversa rispetto al passato.

Pensione avvocati, come si calcola l’importo

Ebbene, il calcolo della pensione avviene esattamente come per la generalità dei lavoratori che ricadono nel sistema contributivo. Cioè si applica un coefficiente di trasformazione al montante contributivo in base all’età anagrafica del professionista. Quindi, già all’inizio si può stimare quale sarà l’importo della pensione futura dell’avvocato.

In base a questo meccanismo, deriva che la pensione sarà una percentuale esatta della retribuzione media percepita durante la carriera lavorativa. Si parla quindi di tasso di sostituzione che risulterà tanto più alto quanto maggiore sarà il coefficiente di trasformazione applicato ai contributi versati e rivalutati nel tempo.

A stima si può dire che la rendita sarà circa il 49% della retribuzione percepita con punte del 57% in caso di maggior contribuzione negli anni. Attenzione, però, perché oltre un certo importo di contribuzione (pari a un reddito di 115.650 euro all anno) scatta un limite oltre il quale la pensione non cresce.

Il sistema di calcolo della pensione forense, infatti, prevedendo un tetto contributivo e limitando, conseguentemente, la prestazione pensionistica, riduce automaticamente il tasso di sostituzione. Per cui a maggiori guadagni non corrisponde una pensione più alta.

Il sistema di calcolo della pensione

Questo sistema di calcolo si applicherà però solo dal 1 gennaio 2024. Non tutti ricadranno nella novità che la Cassa forense adotterà d’ora in avanti, ma solo per i nuovi iscritti e per coloro che hanno un’anzianità contributiva passata limitata. A tal fine sono previste tre fasce di contribuenti.

La prima prevede, a partire dal 1 gennaio 2024, il sistema di calcolo della pensione interamente contributivo solo per i nuovi iscritti. La rendita sarà calcolata solo su quanto versato nella Cassa forense.

La seconda, al contrario, prevede il sistema di calcolo interamente retributivo, solo per gli avvocati che possono vantare, alla data del 31 dicembre 2023, almeno 18 anni di iscrizione. Ma con la modifica del coefficiente di rendimento per il calcolo della pensione da 1,40% a 1,30%, solo per gli anni successivi al 2023.

La terza, infine, consiste nel sistema di calcolo misto per coloro che non hanno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 2023. Quindi un sistema contributivo pro rata, cioè retributivo per gli anni antecedenti il 2024 e contributivo per gli anni successivi.

Riassumendo…

  • Gli avvocati vanno in pensione a 70 anni con almeno 35 anni di contributi.
  • In base al nuovo sistema di calcolo della pensione degli avvocati l’importo sarà più basso.
  • Il tasso di sostituzione sarà mediamente del 50% della retribuzione.
  • Sopra una certa soglia di reddito la pensione non aumenta più.