Andare in pensione a 63 anni di età è ciò che permette di fare l’Ape sociale. La misura è stata molto sfruttata ultimamente. Al punto che sono tanti i lavoratori che auspicano la conferma della misura anche per l’anno 2024. Infatti, la scadenza prevista per l’Ape sociale è il 31 dicembre 2023, ma il Governo pare intenzionato a proseguire anche per il 2024 con questa sperimentazione dell’Anticipo Pensionistico Sociale che dal 2017 è in funzione.

Sulla proroga della misura ormai sono pochi i dubbi. Ma sull’Ape sociale, che è una misura valida solo per determinate categorie di lavoratori, e con diversi requisiti da centrare diversi da categoria a categoria, sono altri i dubbi da analizzare.

Un tipico esempio è quello che ha un nostro lettore che vuole sapere se deve necessariamente passare dalla Naspi per poter andare in pensione con l’Ape sociale.

“Salve, mi chiamo Andrea e sono un camionista. La mia attività lavorativa dovrebbe essere considerata usurante e dovrei aver diritto ad andare in pensione nel 2024, proroga dell’Ape permettendo. Infatti compio 63 anni ad aprile 2024 e ho già maturato 37 anni di contributi alla fine di settembre 2023. Lavoro per una azienda di autotrasporto dal 2000 e in maniera ininterrotta. Per l’Ape sociale devo fare prima la Naspi giusto? Ma se devo necessariamente finire il periodo di disoccupazione, che dovrebbe essere per me pari a 24 mesi, l’Ape sociale mi slitta al 2026. E se poi non la rinnovano più?”

Ecco alcuni chiarimenti sull’Anticipo pensionistico sociale (Ape)

Il nostro lettore ci consente di fugare almeno un paio di dubbi ricorrenti sull’Ape sociale. L’anticipo pensionistico sociale, nato nel 2017 insieme alla quota 41 per tutti, è una misura destinata a 4 grandi categorie di contribuenti. E tutti con problematiche diverse, siano esse di lavoro, famiglia o salute. Infatti la misura spetta ai disoccupati che hanno perso involontariamente il lavoro e hanno completato tutto il periodo loro spettante di Naspi.

In pratica, per i disoccupati va prima completato il periodo di fruizione dell’indennità di disoccupazione, e interamente. E la Naspi come tutti sanno può arrivare a durare 2 anni, perché copre la metà delle settimane lavorative di un contribuente, nei 4 anni che precedono la perdita del posto di lavoro. L’Ape è destinata anche ai lavori gravosi, tra cui i camionisti di cui parla il lettore. Ma tali attività (per esempio infermieri e ostetriche delle sale parto e sale operatorie, o braccianti agricoli ecc..) devono essere state svolte per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7 anni.

Disco verde e pensione a 63 anni anche per invalidi almeno al 74% e per i caregiver che assistono parenti disabili gravi. Il parente disabile deve essere convivente con l’interessato all’Ape sociale e tale convivenza deve essere vecchia di almeno 6 mesi prima di presentare domanda.

Pensione a 63 anni, non bastano solo l’età e la contribuzione

Come abbiamo visto, requisiti specifici differenti da categoria a categoria, e spesso sono requisiti stringenti. Per tutti l’età di uscita è minimo a 63 anni. La contribuzione invece cambia, perché per invalidi, disoccupati e caregiver bastano 30 anni di contributi, per i lavori gravosi ne servono 36. Solo edili e ceramisti possono godere del privilegio di andare in pensione con l’Ape sociale con 32 anni di versamenti.

Il primo dubbio che il nostro lettore ci permette di chiarire è relativo alla cristallizzazione del diritto all’Anticipo pensionistico. Rispetto a tante altre misure che restano un diritto del lavoratore che ha centrato i requisiti, anche dopo la scomparsa della misura, l’Ape sociale non si cristallizza. In pratica se il nostro lettore riesce ad andare in pensione nel 2024 (proroga permettendo) ok, ma se rimanda l’uscita nonostante ha raggiunto i requisiti, per sfruttarla in futuro deve attendere la proroga 2025 o 2026.

E tutto è tranne che una cosa certa.

Ogni categoria ha i suoi requisiti per l’Ape sociale

I requisiti specifici di cui accennavamo prima, sono diversi da categoria a categoria. E non sono da centrare tutti naturalmente. In pratica, il nostro lettore da quanto ci dice matura nel 2024 età e contribuzione utile a rientrare nell’Ape in virtù del suo lavoro da camionista. Quindi parliamo di lavoro gravoso.

Sarebbe stato un caso differente se il nostro lettore non poteva far valere 36 anni di contributi. Oppure se non poteva far valere il lavoro gravoso per 7 degli ultimi 10 anni o per 6 degli ultimi 7. In questo caso non rientrando nel perimetro del lavoro gravoso come fattore utile all’Ape sociale, il passaggio dalla disoccupazione poteva essere obbligatorio.

Alcuni esempi pratici di lavoratori a cavallo tra il lavoro gravoso e la disoccupazione INPS

Per chiarire meglio ciò che diciamo, ecco alcuni eloquenti esempi. Prendiamo tre camionisti che hanno iniziato a lavorare nel 2000 e tutti con la stessa azienda. Tutti e tre nel 2023 hanno maturato 63 anni di età. Solo che il primo in totale ha 36 anni di contributi, il secondo ne ha altrettanti, ma ha iniziato a fare il camionista solo nel 2019 e il terzo ha solo 30 anni di contributi. Il primo ha la certezza matematica di andare in pensione nel 2023 perché rientra in pieno nelle caratteristiche del lavoro gravoso. Ha infatti 36 anni di contributi, ha 63 anni di età e fa il camionista da tempo. Il secondo e il terzo invece devono passare dalla Naspi.

Infatti entrambi non sono idonei a rientrare nel lavoro gravoso. Il primo perché non fa il camionista da un tempo sufficiente, mentre il secondo perché non completa il requisito contributivo dei 36 anni. Per loro bisogna prima perdere il lavoro (e non devono essere dimissioni per giusta causa, altrimenti niente Naspi e niente Ape sociale). Poi devono presentare domanda di Naspi e al termine del loro periodo di disoccupazione, passare a richiedere l’Ape sociale.

Sperando che al termine della loro Naspi, l’Ape esista ancora.

Perché come detto prima, anche maturando i contributi e l’età utili alla misura, se questa viene cessata in futuro, la cristallizzazione del diritto non si applica.