Ci sono delle misure pensionistiche che consentono il pensionamento anticipato rispetto ai requisiti ordinari della riforma Fornero. Ma è altrettanto vero che è proprio sulla riforma Fornero che il sistema pensioni italiano si basa oggi. Infatti sono proprio le regole della Fornero quelle fisse su cui i contribuenti devono contare per poter andare in pensione. E ci sono delle intere generazioni di contribuenti che per età, e magari per contribuzione, hanno difficoltà a sfruttare questo genere di canale di uscita.

Per esempio, i nati del 1958 in linea di massima sono troppo giovani per andare in pensione perché non raggiungono i 67 anni di età per la pensione di vecchiaia ordinaria.

Solo con carriere piuttosto lunghe o rientrando in determinati scivoli è possibile accedere alla pensione nel 2023 già per chi è nato nel 1958. Ma nel sistema esistono tante variabili che spesso non vengono considerate e che potrebbero consentire di andare in pensione a qualcuno in maniera, per così dire, sorprendente.

“Buonasera, sono Davide un lavoratore nato il primo agosto 1958 che ha completato a gennaio 2023 i suoi primi 40 anni di carriera. Ho 40 anni di contributi versati e trovo davvero imbarazzante il fatto che con questa carriera non posso andare in pensione mentre chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 a 64 anni di età può andare in pensione anche con soli 20 anni di contributi versati. Non capisco tutte queste differenze e queste discriminazioni che esistono nel nostro sistema. Secondo voi dovrò aspettare ancora tre anni per poter andare in pensione?”

Le ultime riforme delle pensioni sono lontane nel tempo e hanno prodotto discriminazioni evidenti

Effettivamente ciò che dice il nostro lettore parlando di discriminazioni del sistema non è lontano dalla realtà. Purtroppo il sistema previdenziale italiano corretto da due riforme molto importanti (la riforma Dini e la riforma Fornero), ha aperto a questo genere di discriminazione. Innanzitutto distinguendo la platea dei contribuenti in due macro-aree.

Parliamo naturalmente di chi ha iniziato a lavorare prima o dopo il 1996.

Il primo spartiacque fondamentale da considerare è proprio questo e cioè il passaggio dal sistema retributivo al sistema contributivo. L’anno di riferimento come dicevamo è il 1996. Ed effettivamente chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 non rientra nella pensione anticipata contributiva a 64 anni di età con 20 anni di contributi versati. Una agevolazione questa che invece riguarda chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Però oltre all’età e ai contributi, per la pensione anticipata contributiva l’interessato deve completare anche un terzo requisito. Parliamo dell’importo della pensione che deve essere più alta o almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale in vigore nell’anno di uscita.

La quota 102 per alcuni nati nel 1958

Quindi, chi ha iniziato a lavorare prima del 1996 non ha a disposizione lo scivolo a 64 anni di età previsto per chi invece ha iniziato a lavorare dopo. Un nato nel 1958 che ha la sua carriera completamente nel sistema contributivo, potrà andare in pensione con 20 anni di contributi anche nel 2023. Gli altri invece dovranno rimandare l’uscita o magari sfruttare la quota 103, ma con 41 anni di contributi. Oppure le anticipate ordinarie, ma con 42,10 anni di contribuzione per gli uomini o 41,10 per le donne. Ma per chi compie 64 anni di età nel 2023, ed è nelle condizioni del nostro lettore, una via alternativa potrebbe esserci.

Per i nati nel 1958 a determinate condizioni esiste una possibilità proveniente da una misura ormai cessata. Si tratta della pensione con quota 102. La misura è cristallizzata per chi ha completato i requisiti richiesti entro il 2022. E il nostro lettore pare essere in linea con questa possibilità. Infatti avendo oggi 64 anni (ne compirà 65 quest’anno), essendo nato nel 1958, e avendo 40 anni di contributi, può andare in pensione subito. Infatti per la quota 102, in vigore dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, bastavano 38 anni di contributi versati.