Lavorare di notte è faticoso, si sa, ma il sacrificio permette di andare in pensione prima. Quanto prima, però, è tutto da calcolare perché dipende dai turni che un lavoratore svolge durante la propria carriera e dal tipo di mestiere che fa. In generale, più ore di lavoro notturno si fanno, prima si può andare in pensione.

Fra i lavoratori notturni, considerati usuranti in tutti i casi, ci sono più che altro quelli previsti dai servizi di ordine pubblico, compresi quelli svolti da poliziotti, carabinieri, vigili del fuoco e militari in generale.

Per costoro, però, le regole del pensionamento sono diverse e il lavoro notturno (turni di servizio) è già riconosciuto con il raggiungimento dell’età ordinamentale a partire dai 60 anni.

Il lavoro notturno accorcia l’età della pensione

Premesso questo, chi lavora abitualmente di notte nel settore privato, matura i requisiti per lasciare anzitempo il lavoro. Sia che si tratti di prestazione autonoma che di lavoro dipendente nel settore pubblico e privato. Non fa differenza il tipo di inquadramento professionale, ma solo il numero di ore lavorate.

Più nel dettaglio, i requisiti anagrafici per ottenere la pensione anticipata per chi svolge lavori notturni cambiano in base ai turni di lavoro svolti nel corso dell’anno. La legge di bilancio del 2018 ha reso più favorevole il pensionamento regolamentando l’uscita dal lavoro in base alle giornate prestate di notte durante l’anno. In estrema sintesi:

  • con almeno 78 giorni di lavoro notturno all’anno è concessa la pensione 61 anni e 7 mesi;
  • da 72 a 77 giorni di lavoro notturno all’anno, invece, l’uscita scatta a 62 anni e 7 mesi;
  • da 64 a 71 giorni è, invece, concessa la pensione a 63 anni e 7 mesi.

Quindi si parla di Quota 96, Quota 97 e Quota 98, più sette mesi considerando che il requisito contributivo minimo è di 35 anni. Ma per i lavoratori autonomi serve un anno in più sulla carta d’identità, prima di poter ottenere il diritto alla pensione anticipata.

L’adeguamento dell’età anagrafica in base alla speranza di vita resta bloccato fino al 2026 e riprenderà dal 1 gennaio 2027.

Il lavoro notturno è usurante

Fra gli altri requisiti da rispettare per essere riconosciuti lavoratori notturni e andare in pensione prima, è necessario aver svolto una o più attività lavorativa di notte. Per un periodo di tempo pari ad almeno 6 anni negli ultimi 7 o 7 anni negli ultimi 10 anni. Oppure, per almeno la metà della vita lavorativa complessiva.

A queste condizioni, il lavoro notturno, ritenuto usurante, fa scaturire il diritto alla pensione anticipata a partire da 61 anni e 7 mesi di età. La pensione dal 2017 decorre dal primo giorno del mese successivo al perfezionamento dei requisiti.

E’ riconosciuto lavoratore notturno l’intervallo fra la mezzanotte e le cinque del mattino. Ed è sufficiente che il lavoratore presti la propria attività per almeno 3 ore in questa fascia oraria.

In determinate circostanze è riconosciuto anche un premio sulla pensione per chi lavora di notte. Si tratta della maggiorazione contributiva del 50% ai fini pensionistici. E’ prevista per chi svolge turni di notte e presta la propria opera per almeno 12 ore la settimana. In particolare per gli operai di aziende che lavorano a ciclo continuo.

Riassumendo…

  • Non tutti i lavori notturni prevedono lo stesso requisito anagrafico per il diritto la pensione.
  • Generalmente chi presta più ore di lavoro notturno può andare in pensione prima di chi ne fa di meno.
  • Per gli autonomi il requisito anagrafico sale di un anno rispetto ai lavoratori dipendenti.
  • Il lavoro notturno è ritenuto usurante e per andare in pensione anticipata bisogna aver svolto il mestiere per molto tempo.