Il principale obbiettivo di ogni lavoratore ormai non più giovane è la propria pensione. Si passano anni a lavorare duramente, a mettere da parte soldi (se possibile) e ad accumulare contributi proprio per la pensione. E la domanda comune a tutti è il quando potrà andare in pensione. Ma è altrettanto comune la domanda sul come poter andare in pensione, cioè con quale misura e soprattutto sul quanto si prenderà di assegno.

Oggi facciamo focus sulle due misure pilastro del sistema, cioè la pensione anticipata ordinaria e la pensione di vecchiaia ordinaria, con la quota 103, che oggi è la principale misura di pensionamento in deroga ai requisiti ordinari.

Diciamo questo perché la quota 103 è l’unica alternativa vera per tutti alle due misure ordinarie. Le altre prestazioni anticipate, dall’Ape ad opzione donna, dalla anticipata contributiva alla vecchiaia con invalidità pensionabile, hanno platee circoscritte. La quota 103 invece è generalizzata, perché riguarda lavoratori autonomi, dipendenti, lavoratori pubblici e non. Ma quale delle misure è più conveniente se il discorso verte su pensione di vecchiaia, pensione anticipata (ex pensione di anzianità) e quota 103?

“Gentile redazione, volevo capire bene a cosa vado incontro a 65 anni uscendo con quota 103 dal momento che ho raggiunto i 31 anni di contributi. Ho paura di perdere parte della pensione a fronte di un anticipo ormai minimo visto che mio trovo quasi a 67 anni di età e quasi a 41 anni e 10 mesi di contributi per la mia pensione anticipata. Sono una lavoratrice del settore privato.”

Misure previdenziali ordinarie e in deroga, ecco la mappa delle possibilità

Come, quando e quanto, sono le parole con cui iniziano la maggior parte dei quesiti in materia previdenziale. Come andare in pensione, quando andarci e con quanti soldi è ciò che ogni lavoratore chiede e vorrebbe conoscere. Le regole del sistema previdenziale italiano sono abbastanza chiare. Esistono misure ordinarie che sono sostanzialmente:

  • Pensione di vecchiaia ordinaria;
  • Pensione anticipata ordinaria.

E poi ci sono le tante misure di pensionamento anticipato previste che possono essere considerate in deroga ai requisiti ordinari e sono:

  • Ape sociale;
  • Opzione donna;
  • Quota 41 precoci;
  • Quota 103;
  • Pensione anticipata contributiva;
  • Pensione di vecchiaia con invalidità specifica.

Lo abbiamo già detto, solo la quota 103 non ha platee circoscritte.

Basta arrivare a 62 anni di età e 41 anni di contributi, di cui 35 effettivi da lavoro e il gioco è fatto. La misura riguarda la generalità dei lavoratori. Quindi dipendenti statali, privati e lavoratori autonomi. Le altre misure sono circoscritte. Per esempio l’Ape, opzione donna e quota 41 per i precoci riguardano disoccupati, invalidi, caregivers, in alcuni casi i lavori gravosi ed in altri le lavoratrici alle prese con aziende con tavoli di crisi aperti. L’anticipata contributiva non può essere presa da chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. L’invalido per la vecchiaia anticipata deve avere almeno l’80% di disabilità certificata.

Pensione anticipata, pensione di vecchiaia e quota 103, quale fa prendere più soldi

pensione

Il confronto sulla convenienza ad uscire dal lavoro può essere fatto tra quota 103 e le due misure ordinarie. E questo proprio perché si tratta delle misure destinate a tutti. Il punto di partenza di ogni calcolo deve essere l’età di uscita. Perché il sistema previdenziale calcola la pensione, soprattutto per la parte contributiva, in maniera tale che più giovani si esce è meno si prende di pensione. Il secondo fattore importante per calcolare una pensione e capirne la convenienza è senza dubbio il proprio montante contributivo. Più contributi si versano più si prende di pensione. Questo vale sia nel sistema contributivo, che in quello retributivo.

Infatti ad uno stipendio più alto corrispondono sempre più contributi versati. Non come anni ma come valore dei versamenti. Le pensioni per la parte contributiva sono calcolate in base al montante.

La somma di tutti i versamenti effettuati alla previdenza sociale vengono annualmente rivalutati dall’INPS con il meccanismo dell’indicizzazione. Alla data di uscita dal mondo del lavoro questa somma rivalutata viene passata per i coefficienti di trasformazione. E più alta è l’età di uscita più sono favorevoli questi coefficienti.

Esempio pratico di confronto tra pensioni, ecco quale conviene di più

Pensione anticipata, pensione di vecchiaia e quota 103, quale fa prendere più soldi? la domanda delle domande. E per approfondire il tutto e dare una risposta quanto più veritiera possibile, niente di meglio che un esempio pratico. Che va preso solo come esempio, perché molto dipende dalla data di versamento dei contributi, dal numero di anni di contributi versati prima del 1996 e da altri fattori che possono determinare una maggiore o minore convenienza a sfruttare una misura piuttosto che l’altra. Il Consiglio Provinciale dei Consulenti del lavoro di Milano si è spinto a pubblicare un calcolo specifico prendendo a riferimento un lavoratore con:

  • 63 anni da compiere ad ottobre 2023;
  • 40,10 anni di contributi versati;
  • ultimo imponibile pari a 134.013 euro.

Un esempio da cui noi traiamo spunto per completare il calcolo evidenziando le penalizzazioni di assegno ma non solo, che l’anticipo della pensione comporta per la generalità quasi dei lavoratori.

Tagli pensanti per chi anticipa l’uscita dal mondo del lavoro

Questo lavoratore potrebbe uscire dal lavoro già a gennaio 2024 con la quota 103. Infatti maturando i requisiti entro la fine del 2023 come quota 103 prevede, al netto della finestra di 3 mesi prevista dalla misura, andrà in pensione a 63 anni e 3 mesi di età. E continuando a lavorare ci andrà con 41 anni e 3 mesi di contribuzione. La sua pensione con quota 103 sarebbe pari a 2.040 euro circa al mese al netto delle tasse. Con un anno e 10 mesi di lavoro in più, eliminando quindi la voglia di uscire con quota 103, il lavoratore lascerà il servizio a novembre del 2025, cioè al compimento di 65 anni ed un mese di età.

Calcolando la prosecuzione senza soluzione di continuità dell’attività lavorativa con lo stesso ultimo imponibile, la sua pensione diventa di circa 3.400 euro netti. Da considerare i circa 2 anni di versamenti in più e l’età di uscita maggiore con migliore coefficiente. Proseguendo la carriera fino a 67 anni di età, anche se non più necessaria per la pensione di vecchiaia ordinaria dove bastano 20 anni di versamenti, il lavoratore finirebbe con il poter percepire un trattamento netto superiore a 4.180 euro al mese. Uscendo però ad ottobre del 2027.

Ecco le altre cose che rendono l’anticipo completamente a spese del pensionato

Un detto recita che non si può avere “la botte piena e la moglie ubriaca”. E questo adagio può essere perfetto per capire che anticipare la pensione anche di 4 anni (dalla quota 103 alla pensione di vecchiaia), presenta un conto da pagare. lasciare prima il lavoro non può essere gratis per il lavoratore. Questo deve essere chiaro. Con la quota 103 la penalizzazione è ancora maggiore per chi deve sottostare anche al limite di importo pari a 5 volte il trattamento minimo INPS, ovvero 2.818,65 euro al mese.

Limiti inesistenti per pensione di vecchiaia e pensione anticipata ordinaria. Senza considerare che non è possibile lavorare prendendo la pensione con la quota 103. Vige il divieto di cumulo tra redditi di pensione e di lavoro ad eccezione del lavoro autonomo svolto in forma occasionale fino al tetto massimo di 5.000 euro per anno solare. Limite che per le misure ordinarie paragonate alla qutopa 103 non esiste.