Con il mese di novembre scatta il completamento della rivalutazione automatica delle pensioni 2022. Come stabilito dal Decreto Aiuti bis, i conguagli previsti per il mese di gennaio sono anticipati di due mesi rispetto alla tabella di marcia.

Questa misura economica riguarda tutti i pensionati che riceveranno col prossimo pagamento gli adeguamenti in base ai dati dell’inflazione dello scorso anno. Una mossa che il governo Draghi ha deciso per contrastare l’impennata dell’inflazione e del caro bollette.

Aumento pensioni novembre per tutti

I trattamenti previdenziali di quest’anno sono quindi definitivamente aggiornati.

Come spiega meglio la circolare Inps n. 120 del 26 ottobre 2022, l’incremento economico è attuato

al fine di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione per l’anno 2022 e sostenere il potere di acquisto delle prestazioni pensionistiche, in via eccezionale

Nel dettaglio, si tratta del recupero della rivalutazione dello 0,2% dello scorso anno (l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a + 1,90% anziché dello 1,70% provvisoriamente applicato dall’Inps). Con il cedolino pensioni di novembre saranno quindi corrisposti anche gli arretrati maturati dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2022.

Interessati agli aumenti di novembre sono tutte le prestazioni pensionistiche, comprese le integrazioni al trattamento minimo. Ma anche tutti gli assegni assistenziali erogati dall’Inps e cioè:

  • la pensione di inabilità;
  • l’assegno mensile di assistenza;
  • l’assegno sociale sostitutivo;
  • la pensione non riversibile per sordi;
  • la pensione non riversibile per ciechi;
  • l’indennità di accompagnamento, comunicazione, speciale, di frequenza, di talassemia;
  • l’assegno sociale;
  • la pensione sociale.

La perequazione automatica 2022

In sostanza, quindi, le pensioni di novembre sono rivalutate definitivamente del 1,90% per il 2022. Va precisato che gli assegni più alti sono soggetti a incrementi ridimenzionati rispetto a quelli più bassi, secondo quanto previsto dalla legge. Chi percepisce pensioni d’oro o d’argento, quindi, non gode della piena perequazione automatica. La legge fissa i seguenti limiti:

  • fino a 4 volte il minimo rivalutazione al 100%;
  • fra quattro e cinque volte il minimo rivalutazione al 90%;
  • sopra cinque volte il minimo rivalutazione del 75%.

Una scaletta che però potrebbe cambiare con la legge di bilancio 2023 anche per limitare l’intervento finanziario dello Stato con le prossime rivalutazioni che saranno più costose.

Il legislatore potrebbe tenere maggiormente conto delle pensioni appartenenti alla prima fascia, cioè quella fino a 2.600 euro lordi al mese, sacrificando maggiormente le altre.

Come noto, infatti, da gennaio le pensioni dovranno essere nuovamente rivalutate in base ai dati definitivi sull’inflazione. Si prevedno incrementi dell’ordine del 6-7% per una spesa imprevista e corposa che lo Stato dovrà sostenere negli anni. Il 2% è già stato anticipato per decreto sugli assegni fino a 35 mila euro all’anno per i mesi di ottobre, novembre e dicembre. Ma il grosso arriverà a gennaio 2023.