Andare in pensione anticipata non conviene a tutti i lavoratori. O meglio è più conveniente al lavoratore autonomo o dipendente del settore privato rispetto allo statale. Per chi non lo sapesse, infatti, vi è una penalizzazione che intervenire fra una categoria di lavoratori e l’altra, tanto sulla pensione, quanto sulla liquidazione del Tfr. In termini di attesa delle prestazioni, non del calcolo dell’assegno.

Come noto il trattamento di fine servizio (Tfs) rispetto al trattamento di fine rapporto (Tfr) è liquidato in tempi diversi.

Il lavoratore dipendente privato lo ottiene subito dopo il termine del rapporto di lavoro. Il lavoratore appartenente al pubblico impiego, invece, deve attendere come minimo 12 mesi. Ma se si dimette per andare in pensione anticipata i tempi di attesa raddoppiano. Anche la pensione, in caso di dimissioni per uscire prima dall’amministrazione scatta più tardi (finestra mobile).

La pensione anticipata nel pubblico e nel privato

Vediamo in dettaglio cosa differenzia le due tipologie di pensione, nel pubblico e nel privato. Il lavoratore pubblico che intende accedere alla pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) deve attendere sei mesi dalla maturazione del requisito prima di vedersi accreditare il primo rateo di pensione in banca o in posta. Un lasso di tempo che potrebbe diventare significativo se non si hanno alle spalle risorse per coprire il periodo di vacanza della finestra mobile. Anche perché la buonuscita, come abbiamo visto, arriverà solo dopo 2 anni.

Per il lavoratore dipendente del settore privato le cose stanno decisamente meglio. Nonostante anche per costui esista la finestra mobile, il tempo di attesa fra l’interruzione del rapporto di lavoro e la decorrenza della pensione è di 3 mesi. La metà rispetto agli statali. Periodo che può essere agevolmente coperto dalla disponibilità della liquidazione (Tfr) che arriva entro il mese successivo a quello delle dimissioni.

La differenza fra pubblico e privato non sussiste, invece, per quanto riguarda la decorrenza della pensione anticipata con Opzione Donna o con Ape Sociale (anche se non si tratta proprio di pensione). E nemmeno per Quota 41 riservata ai lavoratori precoci. Nel caso delle lavoratrici dipendenti, la finestra mobile è di 12 mesi sia per i lavoratori pubblici che per quelli privati. Così come per la pensione riservata ai lavoratori precoci (3 mesi) e Ape Sociale (1 mese).

Quota 103, finestra mobile fino a 9 mesi

Diverse, invece, sono le regole per la pensione anticipata con Quota 103. Cioè con 41 anni di contributi e 62 di età. In base alla legge di bilancio 2024, per chi matura il diritto per Quota 103 entro il 31 dicembre 2024 i tempi di attesa della pensione si allungano. Occorrono 7 mesi per i lavoratori del settore privato e ben 9 mesi per quelli del pubblico impiego. Ciò significa dover aspettare ancora parecchio prima di vedere arrivare il primo rateo di pensione.

Volendo fare un esempio, per un lavoratore statale che ha 63 anni raggiunge il requisito contributivo a giugno, la pensione partirà dal 1 aprile 2025. Per un lavoratore autonomo o dipendente del settore privato, che alla stessa data matura i 41 anni di contributi, si partirà dal 1 febbraio 2025. In questo senso, Quota 103 non è una opportunità per qualcuno e una penalizzazione per qualcun altro.

La finestra mobile è, a tutti gli effetti, una penalizzazione che accomuna tutte le forme di pensione anticipata. Da Quota 103 a Opzione Donna passando anche per le pensioni di anzianità ancora riservate al personale militare e possono comportare tempi di attesa molto lunghi che ne scoraggiano la richiesta da parte del lavoratore. Ma più nel pubblico che nel privato, anche perché, in assenza della buonuscita vengono a mancare quelle risorse per ammortizzare i tempi di attesa dell’assegno da parte dell’Inps.

Riassumendo…

  • Andare in pensione anticipata è più penalizzante per lo statale rispetto al lavoratore privato.
  • Finestre mobili e tempi di liquidazione del Tfr fanno la differenza.
  • La pensione con Quota 103 arriva solo dopo 9 mesi per il dipendente pubblico