Andare in pensione con le proprie forze e con le misure pensionistiche classiche che l’INPS rende disponibili. Oppure andarci chiedendo “aiuto” al datore di lavoro. Le vie per il pensionamento dei lavoratori sono molteplici. Ma in alcuni casi tutto da soli non si può fare, soprattutto se parliamo di pensioni in anticipo e anche di diversi anni. Ma che significa chiedere sostegno al datore di lavoro per andare in pensione prima? Che esistono possibilità che il proprio datore di lavoro anticipi la pensione al lavoratore.

Possibilità importanti di pensione anticipata. Adesso vedremo come chiederla al datore di lavoro già a 60 o 62 anni di età.

“Buongiorno, mi chiamo Davide e volevo sapere come si può sfruttare la pensione anticipata tramite un datore di lavoro. Sento sempre parlare di esodi, prepensionamenti e misure di questo genere. Ma non trovo risposte alle mie domande che riguardano sostanzialmente la possibilità di andare in pensione a 60 anni dopo 40 anni di carriera, che sono i miei dati di oggi. E visto che misure di questo genere l’INPS non le prevede, volevo capire le alternative. Non so se sono stato chiaro nelle spiegazione del mio quesito. Grazie.”

Pensione anticipata, ecco come chiederla al datore di lavoro già a 60 o a 62 anni di età

Quando si parla di una mano da parte del datore di lavoro per andare in pensione, si parla sostanzialmente di due strumenti che tirano dentro proprio questa figura. Uno è il contratto di espansione e l’altro è l’isopensione. In entrambi i casi il datore di lavoro per cui un dipendente presta servizio, può concedere una sorta di prepensionamento al lavoratore. In pratica il datore di lavoro finanzia la pensione in anticipo che il dipendente prenderà dall’INPS mese dopo mese come fosse un normale trattamento pensionistico classico. Tutto passa sempre da particolari accordi che le aziende devono trovare con i sindacati ed in sede Ministeriale.

Perché non sono strumenti che un datore di lavoro può concedere ai suoi dipendenti in maniera libera e soprattutto, non basta accordarsi con quel dipendente interessato ad uscire prima dal lavoro.

Isopensione, fuori dal lavoro anche 7 anni prima

La prima forma di prepensionamento di cui parliamo è l’isopensione. I datori di lavoro con più di 15 dipendenti in organico hanno questo strumento che possono usare nei casi di esubero di personale. Con questo strumento il datore di lavoro dopo aver siglato una intesa con i sindacati più rappresentativi in seno alla stessa azienda, possono usare questo canale per favorire la fuoriuscita del personale più vicino alla pensione. E si tratta di personale che si trova a 7 anni dalla pensione anticipata ordinaria o dalla pensione di vecchiaia. In pratica lavoratori a 7 anni dal completare i 42 anni e 10 mesi delle pensioni anticipate. Oppure a 7 anni dal completare i 67 previsti dalle pensioni di vecchiaia.

Si può andare in prepensionamento quindi anche a 60 anni di età, come ci chiede il nostro lettore. Il datore di lavoro così si impegna a coprire la pensione che l’INPS versa al lavoratore a partire dalla data di attivazione dell’isopensione. Inoltre l’azienda copre anche la parte di contribuzione figurativa mancante per tutti gli anni di anticipo concessi.

Contratto di espansione e pensione anticipata

Più o meno lo stesso meccanismo, ma meno favorevole come anni di anticipo è quello che prevede il contratto di espansione. I datori di lavoro, imprese o aziende che hanno almeno 50 dipendenti in organico, possono attivare i contratti di espansione. Anche in questo caso serve intesa coi sindacati maggiormente rappresentativi. E anche in questo caso si parla di strumenti che mirano a una riduzione del personale, ma con annessi nuovi programmi di riorganizzazione e nuove assunzioni.

Programmi finalizzati allo sviluppo tecnologico dell’attività, che necessitano di nuovi addetti più propensi alle nuove tecnologie e di nuove professionalità. La riduzione del personale nasce dal fatto che il contratto deve prevedere un nuovo assunto ogni tre prepensionamenti. Il contratto di espansione parte quindi da una intesa tra azienda, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e organizzazioni sindacali.

Il contratto di espansione ed i prepensionamenti in sintesi

L’uscita dal lavoro in misura anticipata è di massimo 5 anni. Infatti il contratto di espansione mira a una riduzione del personale dipendente che si trova a 5 anni dai 67 della pensione di vecchiaia o a 5 anni dai 42 anni e 10 mesi delle anticipate. Uscita ammessa pertanto a 62 anni o con 37,10 anni di contributi versati. Il contratto di espansione, per essere valido quindi, deve avere al suo interno il numero dei lavoratori da assumere, i profili professionali che devono essere idonei ai piani di riorganizzazione, il numero dei lavoratori da mandare in prepensionamento e anche la riduzione di orario per gli altri lavoratori qualora questo ulteriore programma servisse sempre per i piani di riorganizzazione.

Anche in questo caso è l’azienda che si accolla le spese perché deve finanziare la pensione che l’INPS eroga ai dipendenti in prepensionamento. E solo per chi è a 5 anni di distanza o meno dalla pensione anticipata, l’azienda copre anche gli anni di contribuzione mancanti ai 42 anni e 10 mesi delle pensioni anticipate ordinarie, come contribuzione figurativa.