La pensione anticipata non è sempre la soluzione migliore. Così come potrebbe non esserlo quella di attendere i 67 anni di età per ottenere magari qualche decina di euro in più al mese di pensione rispetto all’uscita anticipata.

Così, si parla spesso di quanto ci si rimette con la pensione anticipata o di penalizzazioni. Calcoli che spesso ci mandano in crisi e ci fanno riflettere, tenuto conto di quanto la pensione incida sui nostri bisogni quotidiani. Di principio, più si attende l’età pensionabile, più si guadagna con l’assegno.

Ma non sempre è così.

Pensione a 67 anni, quando conviene

Sono molte le variabili che incidono sul calcolo della pensione futura. Tralasciando le ragioni di convenienza non economica di restare al lavoro piuttosto che andare in pensione, vediamo cosa incide sull’assegno.

Per chi ha molti anni di contributi versati nel sistema retributivo (ante 1996), ha sicuramente più interesse ad attendere la pensione di vecchiaia a 67 anni piuttosto che lasciare il lavoro in anticipo. Questo perché il montante contributivo e il sistema di calcolo della pensione (retributivo o misto) rendono conveniente aspettare.

Viceversa, per chi non ha molti contributi ante 1996, attendere qualche anno in più prima di andare in pensione conviene di meno. Questo non vuol dire che la pensione di vecchiaia sarà uguale a quella anticipata, ma che la differenza, in base alle simulazioni di calcolo, non rendono conveniente attendere.

Uscita dal lavoro in anticipo, opzione donna e quota 100

Ed è per questo motivo che molti lavoratori hanno rinunciato a quota 100 pur avendone le possibilità. Soprattutto gli uomini. Andare in pensione a 62 anni risultava di molto penalizzante rispetto a 67 anni.

Viceversa molte lavoratrici non hanno esitato a lasciare il lavoro a 58 o 59 anni con opzione donna. In questo caso, la penalizzazione rispetto alla pensione di vecchiaia a 67 anni di età è stata per molte persone anche del 25% sull’assegno di pensione.

Opzione donna prevede infatti che il calcolo della pensione avvenga interamente col sistema contributivo, anche per i versamenti versati nel sistema retributivo. Ne deriva un pesante taglio dell’assegno per chi ha molti anni di lavoro svolti prima del 1996.