Andare in pensione a 62 è possibile quest’anno e le strade sono diverse. Non tutti le conoscono, però, quindi riepiloghiamo brevemente quali sono. A parte l’età anagrafica, tutto dipende dai contributi versati che variano in base alla tipologia di pensione anticipata.

Le strade percorribili sono: Quota 103, Opzione Donna e Quota 41. Naturalmente queste sono le vie per la pensione riconosciute dal nostro ordinamento e non contemplano le uscite anticipate in deroga previste dai contratti di espansione o dagli scivoli aziendali come l’isopensione.

In pensione con Quota 103

Quota 103 è attiva dal 1 gennaio fino al 31 dicembre 2023 e prevede la pensione anticipata al raggiungimento dei 62 anni di età con almeno 41 di contributi versati. I requisiti devono essere soddisfatti entro il 31 dicembre per ottenere così la rendita tre mesi più tardi (finestra mobile) per i lavoratori dipendenti del settore privato e autonomi. Gli statali devono, invece, attendere sei mesi.

La pensione è calcolata con il sistema contributivo e retributivo per la parte di contributi maturata prima del 1996. L’importo che ne scaturisce è però limitato a 5 volte il trattamento minimo (2.840 euro) fino al raggiungimento dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia a 67 anni.

Chi ottiene la pensione anticipata con Quota 103 non può cumulare redditi diversi da lavoro, pena la sospensione dell’assegno. Ad eccezione di lavoretti occasionali o autonomi il cui limite non superi i 5.000 euro lordi annui.

Opzione Donna

L’altra strada per andare in pensione a 62 anni è quella offerta da Opzione Donna, ma riguarda ovviamente solo le lavoratrici. Da quest’anno è possibile lasciare il lavoro a partire da 60 anni di età. Resta la possibilità di ottenere uno sconto di un anno per ogni figlio fino al limite minimo di 58 anni. Il requisito contributivo minimo è di 35 anni.

Ma il vincolo più stringente riguarda l’appartenenza a determinate categorie sociali svantaggiate fino allo scorso anno non previste.

Dal 2023 per andare in pensione con Opzione Donna bisogna rientrare in una delle seguenti condizioni:

  • disoccupate a seguito di licenziamento o dipendenti di aziende in crisi;
  • invalide civili con il 74% di invalidità riconosciuta e definitiva;

Quest’ultimo caso riguarda lavoratrici che, al momento della richiesta di pensione, assistono da almeno 6 mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. Ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i settanta anni di età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

La pensione è calcolata esclusivamente con il sistema di calcolo contributivo. La finestra di uscita è di 12 mesi per le lavoratrici dipendenti e di 18 mesi per quelle autonome.

Quota 41 lavoratori precoci

C’è infine la strada prevista per i lavoratori precoci. Si tratta di una via abbastanza stretta per lasciare il lavoro dopo 41 anni di lavoro indipendentemente dall’età anagrafica. Quindi anche con meno di 62 anni.

I lavoratori precoci sono coloro che hanno iniziato a lavorare da giovanissimi e hanno alle spalle almeno 12 mesi di contributi versati prima di aver compiuto i 19 anni. La legge riserva loro questa corsia preferenziale di uscita fino al 31 dicembre 2026. Per ottenere questo tipo di pensione con Quota 41 è, però, necessario soddisfare anche una delle seguenti condizioni:

  • trovarsi in stato di disoccupazione
  • essere invalido civile con percentuale non inferiore al 74%
  • essere caregiver
  • svolgere o aver svolto lavori gravosi e/o usuranti.