Opzione Donna potrebbe cambiare ancora e tornare ai requisiti anagrafici originari. La pensione anticipata riservata alle lavoratrici caregiver, invalide, disoccupate o dipendenti di aziende in crisi è nelle mire del governo per un possibile ritocco dopo il sollevamento di forti polemiche a seguito della riforma dello scorso anno.

In buona sostanza, la legge di bilancio ha alzato il requisito anagrafico a 60 anni dal 2023 mantenendolo a 58 per le lavoratrici con almeno due figli. Chi ha un figlio, invece, può uscire a 59 anni.

Discriminante non prevista fino alla fine del 2022 dove tutte le lavoratrici potevano andare in pensione a 58 anni (59 le autonome).

Opzione Donna: come potrebbe (ancora) cambiare nel 2024

Insomma, Opzione Donna potrebbe nuovamente cambiare dal prossimo anno. Al tavolo delle trattative fra governo e sindacati se ne sta discutendo da tempo. Anche il Ministro del Lavoro Elvira Calderone ha più volte affermato che è necessario intervenire per correggere una stortura che di fatto discrimina le lavoratrici.

Cosa succederà da qui a fine anno è ancora presto per dirlo. Le indiscrezioni circolano vorticosamente sui giornali, ma al momento ancora nessuna decisione è stata presa. E, come sempre, fino all’ultimo non sarà dato sapere nulla. Come anche aspettarsi qualche sorpresa dell’ultima ora. A tal proposito si attende anche l’aggiornamento a fine mese del documento di economia e finanza (Nadef) per capire quante risorse saranno disponibili.

Certo, riportare indietro l’età anagrafica a 58 anni per tutte è alquanto difficile – osservano gli esperti – visto che il cambiamento dovrebbe essere attuato dallo stesso governo che riformato Opzione Donna. Tuttavia, qualcosa bolle in pentola.

Il falso problema del requisito anagrafico

Tutto, in ogni caso, sembra distogliere l’attenzione verso il reale motivo discriminatorio e che ha portato al crollo delle domande di pensione con Opzione Donna quest’anno, dopo la riforma. Cioè, le restrizioni soggettive introdotte per le lavoratrici.

Da quest’anno, infatti, per andare in pensione prima, oltre a possedere specifici requisiti anagrafici e contributivi, bisogna essere caregiver, invalide al 74%, licenziate o dipendenti di aziende in crisi. Quindi, Opzione Donna, non è più per tutte.

E’ qui che si sono ristretti i cordoni del beneficio pensionistico. Quindi, andare a discutere se la misura è più o meno giusta per chi ha o chi non ha figli, lascia il tempo che trova. E’ un falso problema che risolverà poco o nulla. Anche perché sconti per la donne che vanno in pensione esistono da sempre. In Ape Sociale, ad esempio, sono previsti fino a 2 anni di bonus sui contributi per chi ha figli. Per le pensione di vecchiaia, idem: 4 mesi di sconto sull’età anagrafica fino a 12 per ogni figlio.

Inutile, inoltre, farsi illusioni su un passo indietro del Parlamento in questo senso. Potrebbe derivarne una disparità di trattamento a cui seguirebbero ricorsi da parte delle contribuenti. Semmai l’età potrebbe salire per tutte a 60 anni, indipendentemente dalla presenza o meno di figli. Così, come Opzione Donna potrebbe sparire del tutto visto e considerato che la misura riservata a lavoratrici in difficoltà è già prevista con Ape Sociale.

Riassumendo…

  • Opzione Donna potrebbe tornare per tutte a 58 anni indipendentemente dalla presenza di figli.
  • La pensione anticipata da quest’anno è riservata solo a lavoratrici caregiver, invalide o licenziate.
  • La differenza di requisito dell’età anagrafica è un falso problema.
  • Opzione Donna potrebbe anche sparire dal 2024