La pensione viene interessata anche dal decreto Lavoro del Governo Meloni. Il nuovo decreto tra le tante novità me contiene anche una importante per quanto riguarda le pensioni. La proroga della possibilità di uscire 5 anni prima da mondo del lavoro grazie a un particolare scivolo. Ulteriori due anni di possibilità quindi per sfruttare una misura di pensionamento anticipato molto allettante. La bozza del decreto lavoro infatti, oltre a contenere novità sul reddito di cittadinanza e sugli sgravi contributivi per i lavoratori, ne contiene una anche per le pensioni.

Il cosiddetto contratto di espansione sarà una possibilità fino al 2025. E molti potranno sfruttare il canale di uscita anticipato dal mondo del lavoro.

“Buongiorno, ieri sera la TG ho sentito che il Governo ha introdotto fino al 2025 una pensione a 62 anni di età. Ma loro parlano di proroga. Non ho capito di cosa si tratta. L’unica cosa che mi è chiara è che non è la quota 103 che ha bisogno di 41 anni di lavoro e io non arrivo a 25 anni. Ma allora che pensione è? Si tratta di una novità? Vi ringrazio per l’eventuale vostro chiarimento,”

In pensione 5 anni prima, il governo Meloni apre al canale anticipato fino al 2025

Prepensionamento, pensione anticipata, scivolo a 62 anni. Si può chiamare in qualsiasi modo ma ciò che il Governo Meloni ha deciso di prorogare non è altro che il cosiddetto contratto di espansione. La misura consente il pensionamento a partire dai 62 anni di età ma solo a determinate condizioni, per determinati lavoratori e in determinate aziende. La bozza del decreto Lavoro ha la proroga fino al 2025 dei contratti di espansione. Sono per esempio, quelle iniziative che ha preso Stellantis per alleggerire l’organico dipendenti e mandare in pensione prima coloro che sono più vicini, come carriera o età, alla loro quiescenza.

La bozza del decreto e quindi il suo testo verrà discusso in Parlamento e quindi al momento non parliamo di nulla di ufficiale.

Ma ciò che verrà discussa nei prossimi giorni è la proroga dei prepensionamenti fino al 2025. Perché il contratto di espansione, che era e resta un vero e proprio prepensionamento, aveva il 31 dicembre 2023 come data di scadenza.

Come funzionano i contratti di espansione

Per contratti di espansione si fa riferimento a quella misura introdotta dal Decreto legislativo n° 148 del 2015 che al suo articolo n° 41 prevedeva la misura di prepensionamento ad appannaggio di lavoratori che si trovavano a 5 anni dalla pensione. La misura funziona solo per quei lavoratori di aziende che hanno almeno 50 dipendenti in organico. E deve passare da accordi con i sindacati in sede governativa. I lavoratori che si trovano a 5 anni dai 67 per la pensione di vecchiaia, o a 5 anni dai 42,10 per le pensioni anticipate, possono godere di questo anticipo. Tutto a carico dell’azienda che si sobbarca l’onere di finanziare la pensione mensile pagata dall’INPS a questi lavoratori, per tutti gli anni di anticipo fino ad arrivare al raggiungimento dei requisiti utili alle vere e proprie pensioni INPS.

Solo per i lavoratori che si trovano a 37,10 anni di contributi almeno (36,10 le donne), oltre all’assegno di prepensionamento mensile, l’azienda deve finanziare anche la correlativa contribuzione figurativa per tutti i mesi di anticipo.

Chi potrà sfruttare la proroga dei contratti di espansione

L’INPS con la circolare numero 48 del marzo 2021 ha già provveduto a spiegare tutto nel dettaglio. Le aziende potranno scontare i mesi di Naspi teoricamente spettanti al lavoratore a parziale contenimento della spesa da sopportare. La misura si rivolge a quelle aziende che hanno avviato progetti di ristrutturazione, con conseguente svolta verso le nuove procedure e tecnologie. Infatti, nel contratto di espansione e nell’accordo coi sindacati, oltre a segnalare il numero e i nominativi dei lavoratori che rientrano nell’intesa, ci sarà anche un programma per nuove assunzioni al posto dei vecchi dipendenti.

Ma con un rapporto di 1 a 3, cioè un assunto ogni 3 fuoriusciti.

Nell’intesa, oltre ai prepensionamenti e ai nuovi assunti, si deve prevedere anche la riduzione di orario lavorativo per i vecchi dipendenti, in misura non inferiore al 30%. Come si legge sul Messaggero, per esempio, l’operazione dovrebbe riguardare circa 100.000 lavoratori tra prepensionamenti e riduzione di orario.