Nel 2024, sarà possibile accedere alla pensione all’età di 62 anni, mantenendo la cosiddetta quota 103 per un ulteriore anno. Questa misura è stata spesso descritta come particolarmente severa. Tuttavia, oggi esamineremo questa opzione da una prospettiva diversa, suggerendo che le critiche possono essere eccessive, specialmente per certi lavoratori.

Pertanto, la possibilità di pensionarsi nel 2024 a 62 anni esiste ancora, e potrebbe non essere così svantaggiosa come si pensa.

“Sono un lavoratore in procinto di andare in pensione con la quota 103. Infatti compio 62 anni il 10 maggio.

A dicembre dovrebbe aprirsi la finestra per la mia pensione visto che sempre a maggio completo 41 anni di contributi. Non ho mai cambiato azienda e dopo 41 anni di lavoro consecutivi forse è la volta buona che mi metto a riposo. Ma secondo voi ci rimetto tanto di assegno?”

Pensione 2024 con 62 anni è ancora possibile

La pensione con quota 103 è ora una pensione contributiva, con cambiamenti nelle regole di calcolo rispetto all’anno precedente. Per il 2024, la pensione a 62 anni rimane un’opzione, ma si abbandona il calcolo misto della prestazione. Di conseguenza, ci si aspetta una pensione di importo inferiore, introducendo una penalizzazione non uniforme per tutti.

In particolare, coloro che vantano molti contributi al 31 dicembre 1995 subiranno maggiormente le conseguenze di questa modifica. Chi aveva accumulato 18 o più anni di versamenti a quella data risulterà particolarmente sfavorito dal cambio di regole, perdendo l’opportunità di beneficiare di una pensione più vantaggiosa con il calcolo retributivo.

Tuttavia, sembra che il nostro lettore non rientri in questa categoria. Dato il suo percorso lavorativo unico e continuativo di 41 anni, di cui 29 sotto il regime contributivo e 12 sotto quello retributivo, non potrà sfruttare l’estensione del calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, riservata a chi aveva già 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.

Penalizzazioni pesanti, ma non per tutti, ecco le particolari regole di quota 103

Se il nostro lettore avesse optato per la pensione con quota 103 nel 2023, avrebbe beneficiato del calcolo retributivo per i periodi fino al 1995, mentre i periodi successivi sarebbero stati calcolati con il sistema contributivo.

Di conseguenza, le penalizzazioni sarebbero state meno severe di quanto temuto.

Avendo più di due terzi della carriera sotto il regime contributivo, non si riscontra il rischio di perdere il 35% della pensione, situazione che invece si verifica per coloro che al termine del 1995 avevano accumulato 18 o più anni di contributi. Questi ultimi, avendo diritto al calcolo retributivo fino al 31 dicembre 2011, si trovano in una condizione diametralmente opposta. Senza l’obbligatorio calcolo contributivo imposto dalla quota 103 nel 2024, una parte significativa della loro pensione sarebbe stata calcolata con il metodo retributivo, decisamente più favorevole.

Dunque, non è il caso di allarmarsi prematuramente. La pensione a 62 anni nel 2024 rimane fattibile e non è necessariamente soggetta a penalizzazioni elevate come alcuni temono. Tuttavia, è essenziale considerare le altre restrizioni legate a questa misura.

Ad esempio, fino al raggiungimento dei 67 anni, l’importo massimo della pensione con quota 103 non può eccedere quattro volte il trattamento minimo INPS. Inoltre, questa misura impedisce di tornare al lavoro dopo il pensionamento a causa del divieto di cumulo tra redditi. Chi prevede di lavorare dopo il pensionamento può dedicarsi solo a piccole attività autonome occasionali, a patto che il guadagno annuo non superi i 5.000 euro, altrimenti la pensione sarà revocata.

Queste limitazioni meritano attenzione, ma considerando esclusivamente il calcolo dell’assegno, la quota 103 non deve necessariamente essere vista con apprensione.