Manovra fuoriuscita dal Consiglio dei Ministri e quindi via al suo classico iter di approvazione. Per le pensioni novità importanti e 63 anni diventa l’età di uscita con diverse misure. A prima vista, una netta semplificazione rispetto al passato. Ma anche un evidente peggioramento dei requisiti di uscita dal mondo del lavoro. Sono state sufficienti le dichiarazioni dei leader del Governo e le rassegne stampa del 17 ottobre per scatenare di fatto i lavoratori nel chiedere spiegazioni sulle novità che pare siano state introdotte nella manovra di Bilancio.

Tanti i quesiti che ci sono arrivati. Alcuni già lamentano il fatto che non potranno andare in pensione perché, come si legge su alcuni giornali, il governo ha cancellato Opzione donna, l’Ape sociale e quota 103. Ma va detto che è stata introdotta come età di pensionamento anticipata quella dei 63 anni. E quindi, per i nati fino al 1961, ci saranno opportunità.

“Buonasera, sono Matteo da Roma e sono un lavoratore dipendente che nel 2024 compie 63 anni di età. Sono nato a marzo del 1961 e da ieri sento dire che il governo avrebbe varato le uscite a 63 anni. Ho già fatto in passato alcuni calcoli sulla mia ipotetica uscita dal mondo del lavoro. Non rientro nell’Ape sociale perché non appartengo a nessuna delle 4 categorie previste. Ma l’Ape viene cancellata giusto? Ho 38 anni di contributi e quindi anche quest’anno non sono riuscito a rientrare nella quota 103. Ma anche questa pare sia stata di fatto cancellata. Ma allora, questa pensione a 63 anni di cui parlano i giornali per chi è?”

Pensione 2024 a 63 anni, ecco le tre vie che la manovra offrirà ai lavoratori nati fino al 1961

Prima di dare per certe al 100% le misure di cui si parla ormai da ore, dopo la conferenza stampa di presentazione della manovra da parte del governo, meglio chiarire che l’iter di approvazione è ancora all’inizio.

Non si sa mai che con gli emendamenti che tutti i gruppi parlamentari presenteranno, qualcosa cambi prima dell’entrata in vigore della legge. Ma resta il fatto che effettivamente si può asserire che il governo ha deciso di mandare in pensione al massimo chi ha compiuto i 63 anni.

Semplificazione dicevamo in premessa. Perché adesso diventa fissa l’unica età alternativa alla pensione di vecchiaia ordinaria a 67 anni. Fino a quest’anno invece si parlava di 62 anni per la quota 103, di 63 anni per l’Ape sociale, di 58, 59 o 60 anni per Opzione donna. Almeno sulla semplificazione la situazione è migliorata. Ma per il resto, tutto peggio e pensioni più lontane nel 2024 rispetto al 2023.

Per le donne nuovo canale di uscita dal mondo del lavoro, ma come?

In pensione con 63 anni di età e 35 anni di contributi ci andranno le donne con la nuova misura che prenderà il posto di Opzione donna. Il calcolo della pensione dovrebbe restare il contributivo. Al posto di una uscita nettamente anticipata come con Opzione donna, ma limitata a poche lavoratrici, si passa a una misura aperta a tutte, ma a una età più avanzata. I contributi restano 35 anni. L’età passa da 58, 59 o 60 anni in base a categorie e figli avuti, a 63 anni. E la platea di riferimento diventa generalizzata e non più solo per disoccupate, caregiver, invalide e alle prese con grandi aziende in grave crisi.

I beneficiari dell’Ape sociale possono stare tranquilli, anche se con requisiti peggiori

La pensione 2024 a 63 anni è ancora possibile per le medesime categorie a cui nel 2023 è stata concessa la possibilità di andare in pensione con l’Ape sociale. Infatti per caregiver che da 6 mesi assistono un parente disabile grave, per disoccupati che hanno finito la Naspi, per invalidi al 74% almeno e per chi svolge lavori gravosi da tempo, anche nel 2024 ci sarà una misura di questo genere.

Che probabilmente non si chiamerà più Ape sociale.

Bisogna vedere se il meccanismo sarà il medesimo della misura vecchia. Perché l’Ape sociale non ha maggiorazioni, integrazioni, assegni per il nucleo familiare, tredicesima e indicizzazione, e non è nemmeno reversibile. Bisogna vedere se sarà imposto il calcolo contributivo della pensione. Perché se l’Ape sociale farà parte della misura unica comprensiva della prima citata nuova Opzione donna, allora il dubbio resta.

La nuova pensione per tutti a 63 anni? Solo con 41 anni di contributi

Per chi non rientra nelle due misure prima citate, ovvero nella pensione per le donne a 63 anni con 35 di contributi, o per gli ex potenziali beneficiari dell’Ape sociale con 63 anni di età e 36 di contributi, non resterà quella che è già stata ribattezzata quota 104. Infatti serviranno a 63 anni ben 41 anni di contributi. La stessa carriera utile alla quota 103, che pare non sarà cessata, ma resa improponibile per chi ha scelta.

Infatti la quota 103 a 62 anni è fortemente penalizzata come assegno. Il lavoratore che rinuncia all’uscita con 62 anni inoltre, godrà di un contributo aggiuntivo pari al 9,2% sullo stipendio. In pratica, nessuna cancellazione della quota 103, almeno ufficialmente, ma misura drasticamente ridotta come appeal. A tal punto che è facile ipotizzare che diventerà una misura sfruttabile solo da chi è disperato o quasi. Parliamo di chi si trova a 62 anni senza più un lavoro e quindi che non ha scelta sul rimandare di un anno la pensione. A costo di rimetterci molto come assegno.