Gli statali in pensione potrebbero tornare in servizio. Suona un po’ come una chiamata alle armi, ma è di queste ore la notizia che trapela negli ambienti parlamentari relativamente a un emendamento alla legge di bilancio 2020 che prevede tale possibilità.

Detto così potrebbe suonare male, ma è del tutto evidente che di fronte a un prevedibile esodo massiccio di lavoratori pubblici dal mondo del lavoro nei prossimi anni (l’età media oggi supera i 50 anni), lo Stato debba correre ai ripari per assicurare quanto meno il passaggio delle consegne.

Detto in altri termini, occorrerà insegnare ai nuovi assunti il mestiere.

Pensionati tutor nella P.A.

Ecco quindi che il progetto di legge allo studio alla Camera prevede che i dipendenti pubblici che sono andati in pensione da non oltre sei mesi potrebbero essere richiamati volontariamente a fornire le proprie conoscenze per addestrare le nuove leve che si apprestano a entrare a far parte della pubblica amministrazione a seguito di concorsi pubblici. Una vera e propria attività di tutoraggio che permetterebbe quindi di non lasciare quel vuoto che si è potuto riscontrare, ad esempio, con l’esodo del personale statale che quest’anno ha aderito a quota 100 per andare in pensione. I pensionati potrebbero quindi rientrare nei ranghi del pubblico impiego per qualche mese, magari anche per un anno o due allo scopo di fornire adeguata consulenza e supporto formativo. Come del resto avviene anche in altri Paesi della Ue.

Come funzionerebbe il richiamo in servizio

La prestazione sarebbe prevista a titolo gratuito, poiché il dipendente pubblico già percepisce una pensione dallo Stato, ma è del tutto evidente che così facendo pochissimi potrebbero rispondere positivamente al richiamo in servizio. Sono quindi allo studio altre forme incentivanti che potrebbero trovare risposta nelle riforme della legge sul pensionamento che il governo intende intraprendere dal prossimo anno. In buona sostanza si potrebbe riconoscere dei bonus sotto forma di maggiori finestre d’uscita o mesi di anticipo a valere sui requisiti anagrafici e/o contributivi pensionistici a coloro che accetteranno di svolgere per un certo periodo di tempo la funzione di tutor dopo essere andati in pensione.

Già, perché di soldi non ce ne sono e quindi occorrerà trovare soluzioni alternative per incentivare il personale in quiescenza.

Medici richiamati in servizio

Uno dei casi più noti e lampanti di quest’anno è stato il richiamo del personale sanitario (medici) in servizio in alcune Regioni d’Italia, Veneto e Liguria, cause carenze strutturali di organico e non per motivi di tutoraggio, hanno proposto a molti medici di ritornare in servizio per un certo periodo di tempo in attesa che vengano espletate le procedure concorsuali per assumere nuovi professionisti. In questo caso, fatto salvo il diritto all’assegno di pensione, molti dottori che erano fuoriusciti dagli ospedali nel 2017 e 2018 sono rientrati nei ranghi per non lasciar collassare il sistema sanitario. In questo caso sono stati pagati dalle rispettive amministrazioni sanitarie.