Aprire una partita IVA e lasciarla inattiva può essere molto sconveniente. Non solo si pagano le tasse ma, cosa che non tutti sanno, l’Agenzia delle Entrate prevede anche delle sanzioni. Non sempre però il contribuente deve rassegnarsi a pagare: ci sono alcune irregolarità che, se riscontrate, seppur non rilevanti ai fini legali, possono essere usate a proprio favore.

Aprire una partita IVA nel 2016: quanto costa?

Quando la partita IVA è inattiva occorre infatti comunicare la chiusura della propria Partita Iva e la cessione della propria attività lavorativa all’anagrafe tributaria.

Un onere di cui non tutti i titolari di partita IVA sono a conoscenza. Anzi, secondo le statistiche molti contribuenti sanzionati non sanno nemmeno di avere una partita IVA aperta a proprio nome (non sono rari i casi di partite IVA aperte online con falsa documentazione a nome di persone ignare).

Chiusura partita IVA: le sanzioni per le partite IVA dormienti e inattive

La sanzione in questi casi è quella per “omessa comunicazione di chiusura attività”. Cosa succede però se i documenti inviati dall’Agenzia delle Entrate non sono del tutto chiari?

Sono queste le irregolarità a cui può appellarsi il contribuente per non dover pagare le sanzioni in caso di partita IVA dormiente o inattiva. Queste ultime ammontano a 516,00 euro: pagando entro 30 giorni però la sanzione scende ad un terzo del minimo (172 euro). Il pagamento va fatto tramite modello F24 indicando il codice tributo 8120.

Scopri se hai una partita IVA a tuo nome e non lo sai

C’è anche un altro aspetto non secondario da considerare: l’Agenzia delle Entrate, da tempo in possesso di tutte le informazioni utili ad informare il contribuente dell’esistenza di una Partita Iva inattiva o dormiente a suo nome, avrebbe dovuto operare secondo il principio di legittimo affidamento e tempestiva informazione previsti dallo Statuto dei diritti del contribuente.

Se sono passati più di cinque anni dall’ultima operazione a partita IVA la sanzione è caduta in prescrizione.

Aprire una partita IVA nel 2016: i regimi più richiesti