Quali alternative ha chi decide di aprire una partita IVA nel 2016? Sempre più imprenditori oggi decidono di mettersi in proprio per creare un’ impresa e sopperire anche alla mancanza di lavoro.

La Partita IVA da sempre identifica un soggetto fiscale, lavoratore autonomo o ditta individuale, riconoscibile da una sequenza di 11 cifre e  preceduta dalla sigla dello stato di appartenenza.

Guida alle novità sulla partita IVA 2016

Come aprire la Partita IVA nel 2016

La Partita IVA si può aprire tramite l’Agenzia delle Entrate compilando l’apposito modello, oppure attraverso il sistema Comunica.

l’Agenzia delle Entrate, in fase di rodaggio, continua ad accettare le dichiarazioni presentate attraverso i propri canali telematici, tenendo conto che la finalità della Comunicazione Unica è quella di semplificare gli adempimenti a carico dei contribuenti. Con la Comunicazione Unica, infatti, tutti gli adempimenti possono essere assolti rivolgendosi ad un solo polo telematico, il Registro delle Imprese, è l’unico soggetto a cui inviare la pratica digitale contenente le informazioni per tutti gli enti. L’apertura della Partita IVA non comporta costi in sè, ma ci sono nel breve e nel medio termine una serie di altre spese correlate al mantenimento che vanno considerate. Vediamole nel dettaglio.

Affidarsi ad un commercialista per aprire una partita IVA?

Se si affida l’incarico di aprire la Partita IVA ad un commercialista è bene tener conto del suo onorario. Per questi servizi esiste un tariffario per i dottori commercialisti che può non solo essere oggetto di oscillazioni tra i diversi ordini nazionali, ma varia da commercialista a commercialista e da zona a zona: alcuni potrebbero offrire la prima consulenza gratuitamente, altri potrebbero chiedere fino a 200 euro per la gestione delle pratiche. E’ possibile ad ogni modo aprirla in completa autonomia seguendo questi semplici passaggi: individuare il proprio codice Atecofin, scaricare il Modello Apertura Partita IVA AA9, compilarlo e presentarlo all’Agenzia delle Entrate di competenza, senza sostenere ulteriori costi iniziali.

La spesa principale e maggiormente incidente è quella relativa al mantenimento della Partita IVA, diretta conseguenza della mole di lavoro che la gestione dell’attività comporta.

L’onorario annuale che potrà chiedere un dottore commercialista, sarà una conseguenza della tipologia dell’attività svolta e delle caratteristiche in base al regime fiscale prescelto, del volume d’affari, della presenza di operazioni con l’estero o con paesi black list o di particolari regimi speciali Iva, tutte queste variante faranno registrare un maggiore o minore impegno del professionista a cui si assocerà un più o meno alto onorario annuale.

Costi d’iscrizione alla Camera di Commercio

Si tratta di circa 100 euro all’anno. Il diritto camerale è un tributo che tutte le imprese iscritte nel Registro delle Imprese devono pagare ogni anno alla Camera di Commercio del territorio. L’iscrizione è obbligatoria per le ditte individuali (artigiani o commercianti), mentre è facoltativa per gli autonomi.

Partita IVA e contributi Previdenziali

I contributi INPS per artigiani e commercianti prevedono un’aliquota del 22,65%(circolare INPS 26/2015). Il pagamento dei contributi minimi obbligatori deve essere effettuato in quattro rate trimestrali alle seguenti date: 16 maggio, 16 agosto, 16 novembre, 16 febbraio dell’anno successivo. A questo è necessario aggiungere una quota percentuale che supera il minimale calcolata in base al reddito dichiarato.

Sui contributi per artigiani e commercianti è previsto, dal 2016, uno sconto del 35%, per chi aderisce al Forfettario (nel 2015, invece, gli aderenti a tale regime sono esonerati dal minimale).

Le Imposte sulla partita IVA

La Partita IVA comporta l’obbligo della dichiarazione dei redditi e del pagamento delle imposte: IRPEF e IRAP.

L’IRPEF e l’IRAP, sono calcolate in percentuale sul reddito dichiarato. L’IRPEF è pari al23-27% per redditi fino a 28.000 euro, l’IRAP è pari 3.90%.

Di norma, senza considerare il regime dei minimi, circa il 35% di quanto un’impresa o un professionista fattura, al netto dei costi, sarà assorbito dal fisco.

Di seguito gli scaglioni di tassazione ad oggi attivi in base al reddito.

  • Reddito tra 0 e 15.000 euro: l’aliquota IRPEF è del 23%, che corrisponde a 3.450 euro di tasse nel caso di massimo reddito. Sono compresi i lavoratori che percepiscono fino a 1.250 euro di reddito;
  • Tra 15.001 e 28.000 euro: l’aliquota è del 27%, con una tassazione massima di 6.960 euro. Per redditi mensili non superiore a 2.335 euro. Da questa fascia in poi si applica l’aliquota successiva solo per la parte eccedente di reddito. Per esempio: con 30000 euro di guadagno, si pagherà il 27% di tasse su 28000 euro ed il 38% sui 2000 euro che restano;
  • Tra 28.001 e 55.000 euro: l’aliquota IRPEF è fissata al 38% sulla soglia eccedente la seconda. La quota IRPEF sarà pari a 17.220 euro nel caso del reddito più alto;
  • Tra 55.001 e 75.000 euro: la fascia prevede un’aliquota del 41% con un tetto massimo di 25.420 euro;
  • Sopra i 75.000 euro: l’aliquota IRPEF è pari al 43%.

Partita IVA: regime dei minimi e forfettario a confronto

Per i possessori di Partita IVA che scelgono il regime dei minimi, saranno assoggettati ad  una tassazione sostitutiva del 5% sul reddito. Non sono applicate Irpef, Addizionali, Irap, Iva, non si è soggetti agli Studi di Settore e non si devono tenere le scritture contabili, ma soltanto registrare e numerare le fatture. La durata del regime è di 5 anni, o fino al 35° anno d’età del contribuente; sono previsti precisi requisiti per l’accesso e la permanenza nel regime. Per i possessori di Partita IVA che scelgono il regime forfettario, invece, saranno assoggettati ad una tassazione sostitutiva del 15% (dal 2016, per le nuove attività, per i primi 5 anni, diventerà il 5%), anche in questo caso non sono applicate Irpef, Addizionali, Irap, Iva, non si è soggetti agli Studi di Settore e non si devono tenere le scritture contabili, ma soltanto registrare e numerare le fatture.

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