Non solo stipendi d’oro, ma anche pensioni e vitalizi da favola per i parlamentari italiani. Cifre che non tutti conoscono perché i media, spesso controllati dalla casta, tendono a non parlarne. Ma i numeri di pubblica evidenza.

In un precedente articolo abbiamo visto che la classe politica italiana è fra le più ricche del mondo. Stiamo parlando di soldi pubblici, di stipendi che arrivano tranquillamente a 17.000 euro al mese fra retribuzioni, diarie e rimborsi (naturalmente gonfiati). Roba che fa rabbrividire e indignare famiglie che campano ogni giorno con meno di un decimo di quello che percepiscono deputati e senatori.

Le pensioni medie del personale della Camera e del Senato (complessivamente 7.200 assegni) oscillano intorno ai 58-59 mila euro lordi all’anno, cioè 4.800-4.900 euro al mese.

Più variati, invece, i vitalizi degli ex parlamentari (851 diretti e 444 di reversibilità al Senato, 1.020 diretti e 520 di reversibilità alla Camera) poiché dipendono dal numero di legislature svolte. Tuttavia, in media, l’importo erogato è di 70 mila euro per i vitalizi diretti e di 37 mila per quelli di reversibilità. In tutto, sono circa 2.700 vitalizi che ci costano 200 milioni all’anno.

Stipendi e pensioni dei parlamentari troppo alti

Ma torniamo agli stipendi dei parlamentari. Il Movimento 5 Stelle li vuole ridurre. Dopo il referendum sul taglio del numero dei parlamentari, Luigi Di Maio ha dichiarato di voler mettere mano anche all’ingiusto stipendio di deputati e senatori:

Ridotto il numero dei parlamentari, bisognerà iniziare a pensare anche a una normalizzazione degli stipendi dei politici. Ecco, la parola d’ordine è e deve essere normalità. Gli italiani da anni sono chiamati a fare sacrifici e la politica, soprattutto in questo momento, ha il dovere di dare il buon esempio”.

Il taglio di 345 parlamentari su 950 comporterà risparmi diretti per 500 milioni di euro a legislatura. Senza considerare i risparmi indiretti derivanti da pensioni da pagare.

Sarà poi la volta dei consiglieri regionali. Perché il Paese riesce più a permettersi di mantenere a costi esorbitanti la classe politica così come è stata concepita durante la prima Repubblica.

I vitalizi e le pensioni dei parlamentari

I vitalizi dei parlamentari sono stati aboliti nel 2012, ma vi sono ancora molti deputati e senatori che godono di questi privilegi del passato e che costano milioni di euro ogni anno ai contribuenti. Recentemente la casta si è opposta al taglio dei vitalizi per i vecchi parlamentari. La Commissione Contenziosa del Senato ha accolto il ricorso presentato da molti ex senatori.

Il previsto taglio dei vitalizi, fra il 40 e il 60% dell’importo, è stato quindi cancellato, ma il Movimento 5 Stelle è pronto a tornare all’attacco. Circa 2.600 ex parlamentari ricevono ancora oggi vitalizi calcolati col generoso sistema retributivo e con pochi anni di mandato, senza trovare la benché minima rispondenza fra contributi versati e assegni percepiti. Una vergognosa ingiustizia – l’ha definita Vito Crimi (M5S) – che calpesta i principi di eguaglianza. Anche perché i colleghi parlamentari che sono stai eletti dopo il 2012 andranno in pensione con il calcolo contributivo a 65 anni dopo cinque anni di mandato (li limite si abbassa di 5 anni per ogni mandato).