Una delle notizie più discutibili tra quelle che provengono dal dossier Legge di Bilancio è senza dubbio quella che riguarda l’innalzamento del limite a partire dal quale gli esercenti potranno rifiutare il pagamento con moneta elettronica. In pratica, il governo Meloni vuole alzare il limite portandolo a 60 euro (ma sembra che si finirà come inizialmente previsto, cioè a 30 euro). Un argomento per cui il Governo è stato abbastanza criticato, soprattutto dalle opposizioni e da chi vede nel contante lo strumento di evasione fiscale principale.

Anche il Paese si è diviso tra chi vuole l’utilizzo del POS praticamente obbligatorio in qualsiasi locale o attività come oggi, e chi invece preferirebbe poter utilizzare anche il contante. Molti cittadini adesso si chiedono cosa accadrà. E cosa potrà accadere quando un esercente rifiuta un pagamento elettronico obbligando di fatto il cliente a pagare in contanti.

I quesiti giunti in redazione

“Buonasera, mi chiamo Ernesto e sono un vostro assiduo lettore. Volevo sapere cosa ne pensate voi del ritorno al contante. Perché credo che di questo si tratti. L’attuale Governo sta riportando in alto il tetto a partire dal quale il mio tabaccaio potrà negarmi il pagamento con la carta di credito obbligandomi a pagare in contanti. Premetto che sono contrario a questa soluzione. Ma cosa posso fare se il negoziante rifiuta questo pagamento?”
“Buona sera, mi chiamo Rodolfo e sono qui a chiedervi una delucidazione su quello che sta accadendo adesso sul POS e sui pagamenti elettronici. Ormai da anni io compro tutto o quasi con la carta, anche se porto sempre qualche contante con me per quelle che considero emergenze. Per esempio, se il negoziante dove vado mi dice che ha il POS rotto. E non vi nascondo che sono tanti quelli che con questa scusa mi negano la carta. Non ho capito se vanno incontro alle multe o meno e come fanno a essere multati se io in casi come questi, caccio fuori il contante e pago.

Posizioni divergenti ma dal 2023 l’obbligo potrebbe scattare solo superata una determinata cifra

Ci sono numerose posizioni che riguardano l’uso della moneta elettronica al posto del contante e viceversa. L’Italia in pratica è spaccata in due tra chi è favorevole al ritorno a una maggiore libertà di usare il denaro contante e chi invece è contrario. Naturalmente noi non possiamo schierarci da una parte o dall’altra, anche se la lotta all’evasione non parte certo da cifre così basse come quelle che circolano sulla vicenda del POS. Che le multe per l’esercente che nega il pagamento con carta a un cliente, scattino su tutte le transazioni, oppure sopra i 30 euro come inizialmente previsto o a partire da 60 euro come pensa di fare il Governo, poco cambia dal punto di vista dell’evasione fiscale. Su questo probabilmente c’è poco da dire o da fare. È anche vero, però, che il futuro non vede il contante come strumento di pagamento bensì le carte di credito e debito. Questione di modernità nella vita di tutti i giorni che porta a questa conclusione. Inoltre, una persona dovrebbe essere libera di pagare ciò che vuole con la carta di credito. Soprattutto oggi che sembra che alcune banche abbiano ridotto drasticamente le commissioni applicate alle transazioni con carte.

Obbligo di accettazione pagamento con moneta elettronica, le ragioni dei favorevoli e dei contrari

Spetta o no il bonus 200 euro? Ecco la panoramica sui casi particolari
Ci sono aree del territorio italiano, come il Mezzogiorno o i piccoli paesini di alta montagna in Nord Italia, dove gli anziani difficilmente usano la carta. Una grossa fetta di popolazione deve essere messa nelle condizioni di poter usare ancora il contante per le piccole spese. Tanto è vero che molti preferiscono ritirare la pensione direttamente in contanti.
C’è chi sostiene che gli esercenti, però, grazie al contante possano evadere più facilmente il Fisco. E qualche ragione c’è. Il Governo attuale sta cercando di trovare un equilibrio, alzando un po’ il tetto delle transazioni a partire dalle quali un esercente può non accettare moneta elettronica.

Cosa fare se il commerciante nega il POS al cliente

Già adesso un commerciante o un esercente, su alcune operazioni di acquisto da parte di un cliente, non può negare il pagamento elettronico. Perché esiste un quadro sanzionatorio prestabilito. L’esercente può essere multato. Ma per questo deve essere il cliente a denunciare l’accaduto, perché altrimenti, l’esercente si salva. Il nostro lettore se incontra un esercente di questo tipo, e lui ci dice di incontrarlo spesso, deve evitare di assecondare il rifiuto e pagare in contanti. Oppure deve lasciar la merce acquistata, se può farlo e non l’ha già consumata come in pizzeria, al bar o al ristorante per esempio. E magari deve cambiare negozio o pubblico esercizio. Se invece vuole che la legge venga rispettata, allora deve avvisare le Forze dell’Ordine.

Le attuali regole sull’uso del POS

Nel 2022, con 6 mesi di anticipo rispetto alle previsioni che vedevano il primo gennaio 2023 come data di avvio, dal primo luglio scorso sono entrate in azione le sanzioni da applicare nei confronti di commercianti, artigiani e professionisti che rifiutano il pagamento tramite POS da parte dell’esercente. Pertanto, è dal mese di luglio che le regole sono ferree e rigide. Nel negozio, al supermercato, al bar, al tabacchi o in uno studio professionale, o anche da un artigiano, il pagamento elettronico deve essere una facoltà del cliente. Il quadro sanzionatorio è semplice. Ci sono due tipologie di multe, una fissa per caratteristica, e l’altra variabile. La sanzione è pari a 30 euro (parte fissa) incrementati , del 4%  del valore della transazione (questa la parte variabile). Chi non accetta un pagamento elettronico di 30 euro, dunque, rischia una multa di 31,20 euro (30 fissi e 1,2 variabili).