Nella Legge di bilancio 2023, viene previsto un limite di spesa entro il quale, l’esercente non è tenuto ad accettare per forza pagamenti con carta da parte dei propri clienti. Il limite è stato fissato a 60 euro. L’iniziativa del Governo è soprattutto dettata dal fatto che gli esercenti sopportano non solo il costo di acquisto del POS o il canone di abbonamento ma anche le commissioni in percentuale sul costo di ogni transazione.

In questi giorni, nei vari talk show, uno degli argomenti più dibattuti riguarda proprio le novità sull’obbligo di POS e l’effettiva incidenza del costo delle commissioni sul netto che rimane al commerciante per ogni vendita.

Vediamo effettivamente a quanto ammontano le commissioni che l’esercente paga per ogni transazione.

L’obbligo di POS. La situazione attuale e le nuove regole nella Legge di bilancio 2023

Imprese e professionisti hanno l’obbligo di accettare pagamenti elettronici da parte dei propri clienti (vedi art.15 del DL 179/2012, come modificato dal D.L. 36/2022).

Attenzione a parlare di obbligo di POS; in realtà ciò che è obbligatoria è l’accettazione di pagamenti tracciabili.

L’obbligo di accettazione dei pagamenti elettronici, deve essere rispettato in riferimento ai pagamenti effettuati dai privati per beni e servizi acquistati tramite:

  • bancomat,
  • carte di credito e
  • prepagate.

A partire dal 30 giugno 2022, in caso di mancata accettazione di pagamenti elettronici di qualsiasi importo, l’esercente potrebbe essere sanzionato. In particolare la sanzione amministrativa è  pari a 30 euro, aumentata del 4 per cento del valore della spesa per la quale è stato rifiutato il pagamento elettronico.

Il semplice fatto che l’esercente non sia dotato di POS non è motivo di sanzione.

Detto ciò, si applicano le procedure e i termini previsti dalla legge (legge 24 novembre 1981, n. 689), ad eccezione della norma sul pagamento in misura ridotta. Dunque, la sanzione va pagata per intero.

Con la Legge di bilancio 2023, viene prevista una soglia entro la quale l’esercente non è obbligato ad accettare pagamenti tracciati ossia con carta.

In particolare, dal 1° gennaio 2023,  per la transazioni fino  60 euro l’esercente potrà pretendere pagamenti in contanti.

Tale soglia di 60 euro, nel testo finale della Legge di bilancio, potrebbe essere rivista al ribasso.

Commissioni e costi vari. Quanto costa il POS al commerciante?

Nella Relazione illustrativa che accompagna il testo della Legge di bilancio, viene spiegato, che la novità sarà introdotta:

al fine di assicurare la proporzionalità tra l’entità della sanzione irrogabile (in ogni caso non inferiore ad euro 30) e l’importo del pagamento rifiutato e, dall’altro, di tenere conto della crisi di liquidità e degli incrementi dei costi produttivi, gestionali e operativi, prodotti in capo agli operatori economici dall’inflazione e dall’aumento dei costi dei prodotti energetici, nonché dal ripristino della misura ordinaria del 30% del credito d’ imposta sulle commissioni bancarie per le transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronico disposta dall’articolo 22, commi 1 e 1-bis, del decreto legge 26 ottobre 2019, n. 1.

Nei fatti, si tiene conto soprattutto delle commissioni pagate dall’esercente per ogni transazione.

Ma sono davvero così alte le commissioni? 

Ebbene, come riportato su SOS tariffe.it, negli ultimi 5 anni sono diminuiti sia i costi per il canone mensile sia quello delle commissioni. Il canone mensile si aggira intorno a una media di 6,60 cent di euro.

Sulle commissioni invece,  con il circuito PagoBancomat si registra una commissione media dell’1,4%. Con il POS fisso, inoltre, la commissione scende all 1,27%. Con altri circuiti di pagamento, invece, la media è pari all’1,66%  Anche in questo caso, con POS Fisso si scende all’1,61%.

Dunque, le commissioni sono basse ma a pagarle è sempre e solo l’esercente. Ma poi la domanda da porsi è un’altra: ma se il costo delle commissioni venisse addebitato a noi che acquistiamo, pagheremmo in contanti o con la carta?

Magari, in questo caso avremmo meno dubbi.