Andare in pensione con Quota 103 presenta più svantaggi che vantaggi. Come per le precedenti quote, anche questa, valida per il solo 2023, abbraccia solo una certa fascia di lavoratori. Cioè coloro che a 62 anni di età possono far valere almeno 41 anni di contributi.

Dal prossimo anno, però, si dovrebbe andare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Questo, almeno nelle intenzioni del governo nell’ambito della riforma pensioni promessa. Anche se tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo il mare.

In pensione con Quota 41

La riforma dovrebbe avvantaggiare tutti coloro che dal 2024 avranno maturato 41 anni di contributi indipendentemente dall’età (Quota 41). Cioè i nati fino al 1965 e che possono vantare una carriera contributiva ininterrotta. O meglio, coloro che hanno iniziato a lavorare prima dei 26 anni di età.

A parte i costi da sostenere per varare la tanto attesa Quota 41 per tutti, resta da capire chi realmente riuscirà a beneficiare di questo canale di anticipo pensionistico. E, soprattutto, quanto converrà economicamente andare in pensione prima.

Volendo simulare un esempio pratico, un lavoratore del 1964 potrà andare in pensione nel 2024 a 60 anni con 41 contributi se ha iniziato a lavorare a 19 anni di età senza interruzione. La sua rendita sarà calcolata col sistema contributivo per oltre il 70% dei contributi versati con un assegno parametrato all’età di 60 anni. Cioè decisamente più basso che se andasse in pensione di vecchiaia, nonostante l’elevato montante contributivo.

Vantaggi e svantaggi

Quindi chi realmente avrebbe vantaggio a uscire con Quota 41? La risposta è semplice: che ha più anni di età. Poiché – in base ai coefficienti di trasformazione – maggiore è l’età pensionabile, più alta sarà la pensione. Soprattutto per i lavoratori che tendono ad andare in pensione con il sistema di calcolo contributivo puro, cioè i nati negli anni ottanta.

Ma anche chi non sarà riuscito ad andare in pensione quest’anno con Quota 103 per mancanza del requisito anagrafico.

In ogni caso, per costoro la penalizzazione sull’ammontare di pensione sarà parametrata all’età, anche se una parte del lavoro svolto ricade nel sistema retributivo.

Sicché Quota 41, in definitiva, presenta dei vantaggi (uscita anticipata rispetto alla vecchiaia a 67 anni) ma anche degli svantaggi che sono quelli relativi all’età del lavoratore. Come, d’altra parte, si è visto finora con le pensioni anticipate con 41-42 anni a 10 mesi di contributi. Chi sfrutta questa possibilità per andare in pensione poco prima dei 67 anni ha sicuramente un beneficio economico maggiore rispetto a chi la sfrutta intorno ai 60 anni.