In molti hanno già dovuto dire addio al reddito di cittadinanza nel corso del 2023. Altri, invece, continueranno a beneficiare della relativa erogazione fino a dicembre. In ogni caso, a partire dal 2024, dovranno salutare definitivamente la misura targata Movimento 5 Stelle.

Come cantano Fedez, Mara Sattei e Tananai con il brano La Dolce Vita: “E poi passa un anno e ci sembra meno. Mi trovi diverso, mi prendi la mano. Da soli siam tutti nessuno. Che vita è?“. Parole che molti percettori del reddito di cittadinanza potrebbero dedicare al sussidio in questione, poiché nel passaggio dal 2023 al 2024 dovranno fare i conti con importanti cambiamenti, soprattutto per quanto concerne gli importi percepiti.

Proprio in tale ambito è giunto in redazione il quesito di una nostra lettrice che a tal proposito ci ha chiesto: “Buongiorno, mi chiamo Simona, ho 55 anni e purtroppo non lavoro. Mio marito Giuseppe ha 60 anni e anche lui è disoccupato. Vi scrivo per chiedervi se abbiamo o meno diritto a percepire ancora il reddito di cittadinanza ed eventualmente se vi è qualche misura alternativa a cui poter accedere. Grazie in anticipo per la risposta”.

Nucleo familiare con un over 60 e un occupabile: spetta il reddito di cittadinanza?

In risposta al quesito della nostra lettrice ricordiamo che per l’anno 2023 il governo ha deciso di ridurre l’erogazione del reddito di cittadinanza nel limite massimo di sette mensilità. Ad essere interessati da tale stretta sono i soggetti con un’età compresa tra i 18 anni e i 59 anni in grado di lavorare. Quest’ultimi hanno già dovuto fare i conti con lo stop al sussidio. A partire dallo scorso settembre i soggetti in questione possono richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro. Dall’importo pari a 350 euro al mese, tale misura viene erogata a patto di partecipare ad un’attività formativa e avere un Isee non superiore a sei mila euro.

Non mancano comunque le eccezioni. Potranno continuare a percepire il reddito di cittadinanza fino a dicembre del 2023, infatti, i nuclei famigliari che presentano al loro interno un minore, un disabile, una persona con un’età superiore a 60 anni oppure presa in carico dai servizi sociali. A partire da gennaio del 2024 anche quest’ultimi dovranno dire definitivamente addio a tale misura che verrà sostituita dall’assegno di inclusione.

Assegno di inclusione, debutto da gennaio 2024

L’assegno di inclusione sarà riconosciuto alle famiglie con Isee non superiore a 9.360 euro e reddito familiare inferiore a sei mila euro. Questo limite si moltiplicherà per il parametro di scala di equivalenza e pertanto potrà risultare più alto. L’importo dell’assegno di inclusione sarà pari a 500 euro al mese. A questo si potrà aggiungere un eventuale contributo per l’affitto fino a 280 euro al mese. In presenza di un nucleo famigliare con persone che hanno tutti almeno 67 anni o 67enni e disabili, l’ammontare dell’assegno di inclusione aumenta. E può raggiungere i 630 euro al mese. In quest’ultimo caso l’integrazione per l’affitto scende fino a 150 euro.

Supporto per la formazione e il lavoro: è compatibile con il RdC e l’assegno di inclusione?

Come sancisce il comma due dell’articolo 12 del decreto legge numero 48 del 4 maggio 2023, il Supporto per la formazione e il lavoro è riconosciuto ai:

“componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore dell’ISEE familiare, in corso di validità, non superiore a euro 6.000 annui, che non hanno i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione. Il Supporto per la formazione e il lavoro può essere utilizzato anche dai componenti dei nuclei che percepiscono l’Assegno di inclusione, che non siano calcolati nella scala di equivalenza di cui all’articolo 2, comma 4, e che non siano sottoposti agli obblighi di cui all’articolo 6, comma 4. Il Supporto per la formazione e il lavoro è incompatibile con il Reddito e la Pensione di cittadinanza e con ogni altro strumento pubblico di integrazione o di sostegno al reddito per la disoccupazione”.