I sindacati premono affinché nella riforma pensioni venga inserita una tutela per le lavoratrici madri che troppo spesso sono penalizzate nella carriera per il lavoro di cura familiare e dei figli.
Al momento, la legge 335 del 1995 riconosce alla madre lavoratrice un anticipo sull’età pensionabile per quel che riguarda i contributi per la pensione di vecchiaia, di 4 mesi per ogni figlio in un limite massimo di 12 mesi. In alternativa all’anticipo descritto la lavoratrice potrà decidere di maggiorare di un anno per uno o due figli e di 2 anni in caso di 3 o più figli nell’applicazione del coefficiente di trasformazione relativo all’età di accesso al trattamento pensionistico.


Secondo i sindacati, però, questi benefici dovrebbero essere non solo rafforzati ma estesi anche agli uomini che si dedicano al lavoro di cura dei figli permettendo loro di anticipare l’età del pensionamento o di incrementare la misura dell’assegno pensionistico.
Nella proposta unitaria presentata dai sindacati si chiede, quindi, di anticipare l’accesso alla pensione di vecchiaia a tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato figli (quindi non solo per accedere all’Ape sociale) uno sconto di 1 anno per ogni figlio per un limite massimo di 3 anni a cui aggiungere un bonus contributivo per il lavoro di cura familiare, bonus da riconoscere sia alla lavoratrice madre che al lavoratore padre, in base a quale dei due si prende cura dei figli nei primi anni di vita.