In un’epoca di incertezza, in cui la morte e le tasse sono sicure ma la pensione a quanto pare ha smesso di esserlo, c’è anche chi si chiede se sia possibile smettere di versare i contributi. Non ci riferiamo ai contributi volontari con i quali si costruisce la pensione complementare, che come abbiamo visto più volte è facoltativa. Non è la prima volta che riceviamo informazioni sulla possibilità di creare da soli anche la pensione di vecchiaia primaria. Questa email ci ha particolarmente incuriositi perché si parla proprio di un presunto strumento per farlo, ossia la richiesta di distaccamento dall’Inps.

Il che ci ha fatto capire quanto la confusione sull’argomento sia ancora oggi largamente diffusa.

“Premetto che ho 42 anni quindi sono, purtroppo, ancora lontano dalla pensione futura. Semmai nei avrò una quando sarà il mio turno. Ho un cognato di 61 anni che in questi giorni ha seguito con ansia le decisioni del governo in merito alla riforma pensioni 2024 per capire se potrà finalmente smettere di lavorare ed, eventualmente, con quale penalizzazione. A me sembra tutto assurdo: dopo una vita di lavoro la pensione non dovrebbe essere un diritto? Si gioca con la stanchezza e a volte la disperazione delle persone. Tempo fa sentii parlare di “distaccamento dall’Inps” ma, onestamente, non ricordo in quale contesto. E allora mi viene da pensare: posso rinunciare al versamento dei contributi e metterli io da parte per la pensione futura? Sarebbe una cosa folle?”

Chi è obbligato a versare i contributi

Chiariamo subito che è il datore di lavoro a versare i contributi per il dipendente. Quest’ultimo può usufruire di strumenti per controllare che siano stati versati regolarmente i contributi. Ad ogni modo non è il lavoratore a pagare le conseguenze del mancato versamento dei contributi. Scatta infatti l’automaticità delle prestazioni previdenziali, come il diritto alla pensione e alle altre misure.

Quindi gli effetti sono gli stessi che se fossero stati versati in modo regolare (a condizione che siano dovuti e non ancora prescritti). Ecco perché è importante attivarsi in modo tempestivo. I contributi si prescrivono in cinque anni. Questa tutela è esclusiva dei lavoratori dipendenti: per autonomi e liberi professionisti infatti non opera l’automaticità del diritto alle prestazioni previdenziali. La ragione è chiara perché in questi casi datore e lavoratore coincidono.

Ma ci si può staccare dall’Inps e non versare più i contributi?

Probabilmente il contesto in cui il lettore ha sentito parlare di distaccamento dall’Inps riguarda un lavoratore in procinto di trasferirsi per lavoro all’estero per una società italiana. In realtà c’è da dire che continuare a versare i contributi in Italia mentre si lavora all’estero presenta dei vantaggi. Però è bene sapere che la possibilità di interrompere, in quei casi, può esistere. Ad esempio chi va a lavorare negli Stati Uniti per un’azienda italiana.

La pensione complementare è solo quella facoltativa

In molti lavorano oggi con la paura di non vedere la pensione futura o di doversi accontentare di un importo basso insufficiente per sopravvivere. Tuttavia la pensione complementare si fonda sui versamenti facoltativi per la rendita fai da te. Quella che si costruisce di diritto invece è obbligatoria. Per certi oggi si parla di “pensione integrativa obbligatoria” ma solamente per intendere che senza di questa vivere di pensione sarà molto difficile. Ecco perché sempre più persone iniziano a versare i contributi facoltativi da giovani a inizio carriera. Dunque si usa questa espressione in modo improprio.

Riassumendo…

  • versare i contributi è un  obbligo del datore di lavoro;
  • il lavoratore può controllare che sia fatto regolarmente;
  • le prestazioni legate ai contributi sono comunque riconosciute in modo automatico;
  • chi lavora negli USA per azienda italiana può chiedere il distacco dall’Inps;
  • la previdenza complementare è solo quella facoltativa.