Visto la risonanza mediatica e social che ha avuto la protesta contro i sacchetti di frutta e verdura a pagamento, forse non stupisce che in queste ultime ore abbiamo ricevuto in redazione richieste di informazioni su che cosa prevede la normativa (soprattutto nel tentativo di trovare un escamotage lecito per non pagare i sacchetti di frutta e verdura).

Abbiamo fatto un giro in alcuni grossi supermercati per capire come si sono adeguati e quali sono le reazioni dei consumatori. Si tratta di pochi centesimi (si va da 2 a 10) e del resto il balzello introdotto con il decreto legge Mezzogiorno era stato ampiamente annunciato eppure per molti è una (spiacevole) sorpresa.

Come dimostrano le campagne social per non pagare i sacchetti bio, alcune promotrici di metodi al limite del legale.

Trucchi per non pagare i sacchetti di frutta e verdura

Da un lato c’è chi ha accettato la normativa con tacito assenso o anche chi ne apprezza il risvolto ecologico. Ma in via generale la reazione è di malcontento. Reazione accolta anche da Paolo Ormesi, presidente Federconsumatori che sbotta contro “il peso” (lato economico) le shopper bio a pagamento pur premettendo: “partiamo dal presupposto che riteniamo corretto l’utilizzo di prodotti biodegradabili per questi usi visto che in Europa, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente, si stima un consumo annuo di 100 miliardi di sacchetti che spesso finiscono nei mari con danni per ambiente e esseri viventi”. Il balzello però, continua, comporta un aggravio di circa 40 euro l’anno per le famiglie medie italiane.
Tanto che su Change.org è comparsa anche una petizione contro i sacchetti bio a pagamento indirizzata al ministro Padoan.

E da qui i consigli per risparmiare: “Consigliamo di usare, per frutta e verdura, un solo sacchetto anche per più prodotti, visto che per ogni prodotto pesato viene emesso regolare scontrino e che su un singolo sacchetto possono essere apposti più scontrini, e chiediamo campagne di sensibilizzazione per la corretta raccolta differenziata”.

Già perché c’è chi, per protesta, si è presentato alla cassa con la frutta sfusa e non imbusti nata ignorando però che avrebbe pagato comunque il corrispondente di una shopper per ogni singolo articolo in questo modo. Soluzione quindi non solo poco pratica ma anche inefficace e anzi controproducente. Tra le soluzioni “più imbarazzanti” ci sono clienti che utilizzano i guanti per la spesa o i sacchetti di carta del pane (con la conseguenza che al reparto forno le buste scarseggiano).

Si possono portare da casa i sacchetti della spesa a pagamento?

Ma c’è un punto non disciplinato dalla normativa che ha spinto il Ministero della Salute ad ammettere i sacchetti di frutta e verdura portati da casa, purché nuovi (perché non riutilizzabili in quanto si “determinerebbe il rischio di contaminazioni batteriche con situazioni problematiche”). Ha infatti confermato il segretario generale del dicastero Giuseppe Ruocco: “No al riutilizzo dei sacchetti bio quando si acquista frutta e verdura al supermercato, ma non siamo contrari all’impiego di buste monouso nuove che il cittadino può portare da casa“.
La cosa assurda è che spetta al gestore del supermercato controllare l’idoneità della shopper. Insomma: risparmierete 2-3 centesimi ma non vi lamentate se in cassa c’è la fila!