Dopo la prima tegola arrivata con la manovra di bilancio 2023, per i percettori del reddito di cittadinanza, un’altra stoccata arriva a seguito delle dichiarazioni del nuovo Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

La reazione del ministro giunge a seguito di una indagine effettuata sugli attuali percettori del sussidio in età compresa tra i 18 ed i 29 anni. Lo studio ha rivelato che circa 11 mila hanno al massimo la licenza elementare, 128 mila la licenza media. Dunque, un tasso di istruzione molto basso e che mette in evidenza un dato sconcertante, ossia che molti di essi non hanno terminato nemmeno il percorso di studi obbligatorio attualmente previsto dal nostro ordinamento giuridico.

La manovra di bilancio 2023, varata qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri, intanto già prevede una manutenzione straordinaria del reddito di cittadinanza.

La riforma del reddito di cittadinanza

Il governo Meloni fa ciò che aveva espresso in campagna elettorale, ossia la volontà di rivedere l’attuale sistema del sussidio. Un beneficio le cui risorse, fino ad oggi sono indirizzate verso cittadini che in realtà si trovano in piena età e capacità lavorativa. Insomma, il reddito di cittadinanza era da rivedere per darlo a chi effettivamente ne avesse bisogno e togliendolo, invece, a chi non ha voglia di lavorare nonostante ne abbia la forza.

Secondo quando anticipato dalla stessa premier, nella conferenza stampa di presentazione della manovra, diverse le novità sul reddito di cittadinanza previste. Dal 1° gennaio 2023, alle persone con età compresa tra 18 e 59 anni (che siano abili al lavoro e che non abbiano nel nucleo disabili, minori o persone a carico con almeno 60 anni d’età), il sussidio sarà riconosciuto per un numero massimo di 8 mensilità. Quindi, non più 18 mesi (rinnovabili). Previsto, a pena di decadenza dal beneficio, anche un periodo minimo di 6 mesi di partecipazione a un corso di formazione o riqualificazione professionale.

Il reddito di cittadinanza, inoltre, decadrebbe al primo rifiuto di un’offerta di lavoro. Dal 2024, salvo nuovi interventi, il sussidio verrebbe abolito e sostituito con altre misure assistenziali.

Sussidio a rischio per chi non ha il diploma

Contro il beneficio, nella sua formula attuale si è schierato, come anticipato, anche il Ministro Giuseppe Valditara, il quale punta il dito contro chi ha un basso livello di istruzioni, ma non perché non ha potuto frequentare l’università, ma perché, per mancanza di volontà, non ha terminato la scuola dell’obbligo.

Dare il reddito di cittadinanza a chi ha lasciato illegalmente la scuola e non fa nulla per formarsi significherebbe legittimare e addirittura premiare chi viola la legge”.

Insomma, senza scuola dell’obbligo niente reddito di cittadinanza. Le parole di Valditara,  hanno, comunque, suscitato l’immediata reazione dei sindacati.