La Naspi rappresenta il sostegno che l’INPS offre ai lavoratori che perdono il proprio impiego. La condizione imprescindibile per accedervi è la perdita involontaria del lavoro: coloro che si dimettono volontariamente, infatti, non hanno diritto alla Naspi, fatta eccezione per le dimissioni per giusta causa. In tali circostanze, dato che le dimissioni sono sostanzialmente forzate da situazioni problematiche nel contesto lavorativo, è possibile beneficiare della Naspi.

Pur rimanendo inalterata la procedura di richiesta, gli adempimenti necessari subiscono delle modifiche. A tal proposito, un nostro lettore ha ricevuto una comunicazione dall’INPS in merito alla sua domanda di Naspi, offrendoci l’opportunità di chiarire, a chi si trova in simili condizioni, quali passaggi siano necessari per portare a termine l’istanza nel modo più efficace.

Il quesito giunto in redazione

“Buongiorno, sono un lettore che incontra un problema relativo alla propria Naspi. Ho optato per la presentazione autonoma della domanda, allo scopo di evitare le trattenute applicate dal Patronato in precedenti occasioni di disoccupazione. Ora che dispongo dello SPID, ho deciso di procedere in autonomia. Tuttavia, mi trovo di fronte a un’intoppo: ho ricevuto una comunicazione dall’INPS relativa alla mia richiesta, dalla quale emerge la necessità di un documento non specificato.

Desidero precisare che le mie dimissioni sono state motivate da una giusta causa, prontamente indicata nella procedura telematica di dimissioni, in seguito al rifiuto di un trasferimento presso una sede notevolmente distante dal mio domicilio. Credevo di aver agito correttamente, ma l’INPS mi ha contattato richiedendo ulteriori informazioni per valutare la mia domanda, specificamente la dimostrazione di aver agito in assenza di motivazioni tecniche, produttive o organizzative. Resta dunque il dubbio: a quali informazioni si riferiscono e quali documenti sono necessari?”

NASPI e Dimissioni per giusta causa: ecco cosa allegare per prendere la disoccupazione

La Naspi rappresenta un sostegno cruciale per chi perde il lavoro, agendo come salvagente per un periodo che equivale alla metà delle settimane lavorate nei quattro anni precedenti, fino a un massimo di 24 mesi.

Di conseguenza, il disoccupato può ricevere un’indennità pari al 75% delle retribuzioni medie, utili ai fini previdenziali, percepite nel medesimo periodo di quattro anni.

Cosa implica ciò? Che la Naspi costituisce uno strumento prezioso, fornendo al disoccupato un reddito nei mesi destinati alla ricerca di nuova occupazione. Sebbene l’importo della Naspi subisca una riduzione del 3% al mese dopo i primi mesi di beneficio, rimane essenziale per numerosi lavoratori.

Questo include il nostro lettore che, secondo quanto riferito, avrebbe diritto alla Naspi nonostante le dimissioni.  Ciò poiché le stesse sono motivate da una giusta causa: il rifiuto di un trasferimento di sede. Tale rifiuto si giustifica quando la nuova sede di lavoro, imposta dal datore, si trova a più di 50 km dalla residenza dell’interessato o in una località raggiungibile in oltre 80 minuti con i mezzi di trasporto pubblico.

Il trasferimento in una sede troppo distante non può essere imposto dal datore di lavoro

Partendo dall’assunto che il nostro lettore abbia rifiutato un trasferimento di questo tipo, acquisendo così il diritto a dimettersi per giusta causa, la richiesta dell’INPS appare legittima. Non è sufficiente, infatti, una mera autocertificazione del diretto interessato circa le dimissioni per giusta causa e la relativa motivazione; occorre qualcosa di più concreto. È necessario dimostrare che la procedura di trasferimento e l’esito finale di questo rapporto di lavoro corrispondano a quelli tipici di simili circostanze.

Supponiamo, quindi, che il nostro lettore abbia ricevuto dal datore di lavoro una lettera di trasferimento. Questo passaggio è indispensabile: il lavoratore deve essere informato in maniera tempestiva, come ampiamente previsto dalla maggior parte dei CCNL di categoria.

Ipotizziamo, inoltre, che il lettore abbia risposto alla lettera di trasferimento rifiutando e motivando il suo rifiuto sulla base delle ragioni già menzionate, relative alla distanza dalla propria residenza.

In situazioni del genere, è comune che le parti coinvolte giungano davanti alle camere di conciliazione sindacali. E qui si accordino sulla liquidazione delle spettanze di fine rapporto e sulla conclusione del rapporto di lavoro senza questioni pendenti.

Sono proprio questi i documenti richiesti dall’INPS per verificare se le dimissioni del lavoratore rientrino effettivamente nei parametri della giusta causa. Procederemo ora a esaminare quali siano gli adempimenti necessari a sbloccare la pratica di Naspi per un lavoratore dimissionario per giusta causa che ha richiesto all’INPS l’indennità di disoccupazione.

La guida al modello Naspi-Com per allegare i documenti necessari a sbloccare la pratica per l’assegno di disoccupazione in caso di dimissioni per giusta causa

La procedura che il lettore deve seguire è quella standard e digitale, disponibile sul sito ufficiale dell’INPS. Come già fatto in precedenza per la presentazione della domanda, ora è necessario accedere nuovamente al portale dell’INPS utilizzando le proprie credenziali SPID. Una volta collegati, è indispensabile navigare verso la sezione dedicata alla Naspi e, anziché selezionare l’opzione per presentare una nuova domanda, optare per il modulo Naspi-Com.

Questo formulario è previsto per le situazioni in cui, nel corso del periodo di godimento della Naspi, si verifichino cambiamenti. Come il ritrovamento di un’occupazione, l’avvio di un’attività autonoma, e simili. Per ogni evento che influisce sul diritto alla Naspi o sull’ammontare dell’indennità, è obbligatorio compilare e inviare questo modulo.

Nel caso specifico, è necessario selezionare l’opzione “altro” tra le motivazioni che richiedono la presentazione del modulo. Nelle note, da inserire obbligatoriamente, occorre descrivere brevemente il motivo della presentazione. Al termine della procedura, è possibile allegare documentazione supportiva.

Per il nostro lettore, o chiunque si trovi a dover integrare la propria richiesta di Naspi presso l’INPS, è consigliabile allegare i documenti menzionati precedentemente.

Tra questi, una copia del verbale di conciliazione in camera sindacale, firmato dal datore di lavoro, dal lavoratore e dal mediatore, rappresenta un elemento chiave. Se disponibili, anche le copie delle comunicazioni scambiate tra le parti, compresi l’ordine di trasferimento e il relativo rifiuto, possono risultare di grande utilità.