Si moltiplicano le proposte di legge per modificare le pensioni dei militari e delle forze dell’ordine. Come noto, per costoro la pensione rischia di diventare sempre più magra col passare degli anni. Lentamente, infatti, sta per entrare a regime (anche per lorto) la liquidazione delle rendite col sistema contributivo.

Cioè quel meccanismo di calcolo della pensione introdotto nel 1995 dala riforma Dini che prevede l’applicazione dei coefficienti di trasformazione ai contributi versati. Ne deriva una rendita più bassa in base all’età ordinamentale e non equiparabile a quella della generalità dei dipendenti pubblici che lasciano il servizio a 67 anni.

La proposta Graziano

Si è quindi fatta avanti una proposta di legge a nome del deputato PD Stefano Graziano per rivalutare le pensioni dei militari e degli addetti alla pubblica sicurezza. Sostanzialmente si vuole intervenire con una norma di equità contributiva, equiparando il coefficiente di trasformazione indicato per il pubblico impiego al momento di accedere al pensionamento per limiti di età.

Nello specifico, militari e poliziotti sono costretti, oggi, ad accettare una pensione sempre più bassa non potendo raggiungere coefficienti di trasformazione più favorevoli. A compensare la perdita rispetto alla generalità dei dipendenti pubblici è intervenuto finora il fondo di perequazione, a carico dello Stato, ma con risorse limitate.

Inoltre, la legge n. 183 del 2010, riconosce la specificità del ruolo e dello stato giuridico del personale militare in relazione alla peculiarità dei compiti, alle limitazioni personali che ne derivano e ai requisiti di efficienza operativa richiesti. Per cui un intervento legislativo a favore della categoria è più che lecito e urgente.

Pensioni più alte, ma con quali soldi?

La proposta Graziano fa il paio con quella avanzata tempo fa dal senatore Roberto Gasparri. In sintesi si tratta di una specifica modalità di computo della pensione per poliziotti e militari, che cessano dal servizio per il raggiungimento del limite di età ordinamentale.

L’importo della pensione – secondo Gasparri – dovrebbe essere determinato, nella parte contributiva, utilizzando il coefficiente di trasformazione previsto per l’età anagrafica stabilita per l’accesso al pensionamento dei dipendenti pubblici civili.

Se la riforma dovesse essere approvata, militari, poliziotti e Vigili del Fuoco andrebbero in pensione al raggiungimento della massima età con un ricalcolo migliorativo a causa della tipologia di lavoro svolto. E considerata l’impossibilità a trattenersi in servizio oltre l’età ordinamentale.

Resta, però, il nodo risorse. Dove andare a recuperare i fondi necessari per sostenere una riforma del genere? E soprattutto in un momento in cui il governo sta seguendo la linea dei tagli generalizzati alle uscite anticipate. Col passare degli anni, inoltre, l’intervento sui coefficienti di trasformazione costerebbe sempre di più perché sarebbero numericamente maggiori le pensioni da equiparare a quelle della generalità dei dipendenti pubblici nel sistema contributivo.