Si torna a parlare di pensioni militari nell’ambito della riforma che il governo dovrebbe approntare per il 2023. Inutile sperare che il personale delle forze armate, preservato dalla legge Fornero nel 2012, questa volta possa farla franca.

Oggi, a distanza di dieci anni, i presupposti per mantenere pensioni privilegiate per i militari è venuto decisamente meno. Anche perché la speranza di vita è aumentata e lasciare il servizio prima dei 60 anni non ha più senso.

Pensioni militari non più sostenibili

Ma al di là di questo, ciò che più preme sottolineare è la mancanza di fondi per sostenere le pensioni dei militari in futuro.

Senza potenziamento dei finanziamenti del fondo perequativo a loro dedicato la tenuta del sistema è a rischio e potrebbe implodere da qui ai prossimi 8 anni.

A lanciare l’allarme è Antonio Tarallo, delegato Co.Ce.R. e segretario generale dell’Unione Sindacale Italiana Carabinieri (USIC) che intravvede segnali preoccupanti soprattutto dopo l’istituzione del Fondo integrativo Pre.Si.Di di cui non si conosce ancora bene il contenuto e il funzionamento.

Secondo Tarallo “i fondi sono utili solo a chi li propone, allo Stato ma non a chi contribuisce“. Andrebbe invece rifinanziato, come previsto dalla ultima legge di bilancio, il relativo fondo perequativo al fine di aumentare la pensione dei militari, rispetto alle preoccupanti previsioni future, una volta che il nuovo sistema di calcolo della pensione entrerà a regime.

Le anzianità nel mirino della riforma

Ed è proprio l’età di pensionamento anticipata dei militari che non va bene secondo il governo. Come noto, le pensioni militari seguono un iter diverso rispetto a quelle della generalità dei lavoratori. Quelle di anzianità, in particolare, si ottengono con 35 anni di contributi e 58 anni di età. In alternativa si può lasciare il servizio con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età.

Ebbene il governo, nell’ambito della riforma, ha intenzione di rivedere le pensioni di anzianità di militari e vigili del fuoco.

Forse saranno abolite. L’idea, come già anticipato da altri organi di stampa, sarebbe quella di portare tutti i militari e gli appartenenti alle forze dell’ordine alla soglia minima di uscita alla età di 60 anni. Cioè come già previsto fino al 2024 una volta raggiunta l’età ordinamentale. Fermo restando, però, il requisito minimo dei 35 anni di contributi versati.

Tutto è ancora in discussione, ma è sempre più evidente, per il personale militare e dei vigili del fuoco soprattutto, che le pensioni in futuro saranno più basse rispetto alla generalità dei lavoratori.

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