In Italia la spesa per le pensioni è una bomba a orologeria. Senza ricambio generazionale, senza figli, ci saranno troppe persone anziane da mantenere e sostenere e il sistema tenderà a collassare. Motivo per il quale le pensioni anticipate rappresentano oggi benzina sul fuoco.

La riforma Fornero 12 anni fa ha salvato temporaneamente il pesante sistema del welfare. Ma oggi, anche per via delle numerose deroghe introdotte per bypassare le rigide regole imposte a quel tempo, il problema si ripresenta. Anche per colpa dell’inflazione che ha dato un’accelerata a ciò che era già nelle previsioni nefaste degli esperti.

Pensioni non sostenibili a lungo

Il rapporto fra lavoratori attivi e pensionati si sta deteriorando e ciò minaccia la tenuta dei conti dell’Inps. E tutto – dice il presidente Pasquale Tridico – parte dal calo demografico e dall’impoverimento del Paese che invecchia sempre di più. Il rapporto fra lavoratori e pensionati cala a 1,3 e arriverà a 1 entro il 2050, punto di non ritorno secondo gli esperti.

In Italia ci sono 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 60 milioni. Numeri che la dicono tutta sulla precarietà del sistema pensionistico italiano e sulla tenuta dei conti Inps nel lungo periodo. A ciò si aggiunge, dice Tridico, la:

“criticità nella gestione del pubblico impiego e per gli stipendi erosi dall’inflazione”.

Secondo i dati Inps dello scorso anno, quasi il 40% dei pensionati ha percepito un reddito inferiore ai 12 mila euro lordi annui. Ne deriva anche una sorta di allarme sulla sostenibilità del sistema gestito dall’Inps, che nel 2029 potrebbe ritrovarsi con un patrimonio in negativo per 92 miliardi.

L’apporto degli immigrati

L’unica ancora di salvezza sono quindi gli immigrati. Tanto in Italia, quanto nel resto d’Europa. Ma soprattutto da noi, dove la spesa pensionistica punta alla soglia record di 350 miliardi di euro nel 2025, più del 16% del Pil.

Senza figli, l’Italia è destinata a degradare socialmente ed economicamente. Serve quindi manodopera straniera, di importazione, immigrati, in grado di lavorare e versare i contributi che servono per sostenere la spesa delle pensioni. Saranno lor – dice Tridico – a salvare il Paese fra 20 anni.

Secondo gli esperti dell’Istat, servono almeno 600 mila nati all’anno per mantenere in equilibrio l’impianto del welfare in Italia. Oggi ce ne sono meno di 400 mila all’anno e di questo passo è del tutto evidente che il sistema è destinato a collassare. I dati parlano da soli, precisa Tridico:

Il saldo per le casse Inps con i lavoratori stranieri è decisamente positivo. Chi arriva in Italia in larga maggioranza è giovane e quindi non accede a strumenti di sostegno al reddito o a prestazioni pensionistiche”.

Non si tratta di sfruttamento lavorativo, ben inteso, ma di inserire nel quadro economico e sociale manodopera a basso costo per poter compensare il crollo della natalità che è ormai diventato cronico. Saranno loro a salvare le pensioni degli italiani.