Senza dubbio è l’argomento del momento per quanto riguarda le famiglie e i singoli che hanno interesse nel reddito di cittadinanza. Il MIA è la misura individuata dal Governo Meloni per sostituire il sussidio contro la povertà che dal 2019 percepiscono milioni di famiglie. La bozza del decreto è stata già pubblicata e diffusa, e adesso si attendono gli inevitabili chiarimenti e le inevitabili limature. Perché a prima vista anche solo sugli importi, il calo è evidente.

Dubbi già tanti per la nuova misura di contrasto alla povertà

Manca l’equità che il reddito di cittadinanza aveva al suo interno tra famiglie che vivevano in casa di proprietà e famiglie che invece vivevano in case d’affitto (o con mutuo acceso e da pagare).

E oltre ai tanti discorsi che si fanno sulla durata del sussidio, molto importante è anche la diminuzione degli importi. Perché rispetto a oggi nessuna famiglia, a prescindere dalla sua composizione, percepirà cifre come lo scorso anno, soprattutto quelle che vivono ancora in una casa in affitto.

“Buonasera, sono un padre di famiglia che prende da mesi il reddito di cittadinanza. In famiglia siamo in 4, 3 adulti e un minorenne e da quanto ho capito, probabilmente da settembre inizierò a prendere meno di sussidio. Le cifre infatti pare che siano cambiate, e in peggio. Per esempio non si terrà in considerazione il mio canone di affitto. Questa cosa è giusta? E di che cifre si parla effettivamente?”

“Salve, non ho capito bene cosa sia questo nuovo MIA, perché se non ho capito male già a settembre perderò il sussidio da cui percepivo 780 euro al mese non avendo redditi e vivendo in casa in affitto. Da quanto ho capito da settembre prenderò solo 350 euro, è vero?”

Le differenze immediate tra reddito di cittadinanza e MIA

In rete iniziano a comparire già le tabelle della nuova MIA, la Misura di Inclusione Attiva che prenderà il posto, forse da settembre, del reddito di cittadinanza.

Tabelle e informazioni che vanno prese per quelle che sono, ovvero frutto di una bozza di decreto che al momento non equivale a un atto già predisposto. Usare il condizionale quindi è obbligatorio, a partire dal fatto che si parla già di settembre 2023 come data di avvio della nuova misura. Piuttosto tutto andrebbe preso come un indizio di quello che accadrà da qui a breve, perché se la bozza è questa, la linea del Governo può essere considerata ormai quella. Anche perché pure durante la stesura dell’ultima Legge di Bilancio si parlava di modificare il reddito di cittadinanza con dei correttivi che si ritrovano anche nella bozza del decreto.

Alcune novità della MIA

Per esempio, sulla durata probabilmente il quadro è già pronto. Saranno 18 mesi di sussidio per over 60, minorenni e invalidi, rinnovabili dopo una pausa di un mese, di 12 mesi per volta. Per soggetti con famiglie senza over 60, senza minorenni e senza invalidi, solo 12 mesi di sussidio con una sola proroga ammessa di ulteriori 6 mesi con intervallo di un mese tra prima erogazione e seconda. E poi dopo, solo dopo trascorsi 18 mesi si può presentare di nuovo domanda di aiuto. E a prima vista scompare qualsiasi riferimento a cifre aggiuntive per chi vive in affitto o in una casa con mutuo ipotecario attivo.

Le diverse cifre della MIA e cosa perderanno i beneficiari rispetto al Reddito di Cittadinanza

Proprio partendo da ciò che verrà a mancare nella componente di affitto imputato, possiamo già anticipare le ipotetiche cifre che i beneficiari del reddito di cittadinanza prenderanno passando alla Misura di Inclusione Attiva. Basti pensare che un single oggi prende anche 780 euro, come ci dimostra il primo nostro lettore dei quesiti prima citati. Sono 500 euro di integrazione al reddito, appannaggio di chi ha zero redditi.

E sono 280 euro di componente di affitto imputato. Con il MIA lo stesso individuo arriverà a prendere 375 euro. Ben 405 euro in meno quindi. Per chi vive in affitto quindi, immediato il taglio di 280 euro, salvo ripensamenti e correttivi naturalmente.

Scale di equivalenza da ritoccare e cosa cambia per le famiglie con figli

Solo adulti over 60 o invalidi continueranno a percepire perlomeno la stessa cifra di componente reddituale, cioè i già citati 500 euro. Per un genitore single con figlio dentro il perimetro dell’assegno unico, si passerà da 600 a 550 euro. Con il meccanismo che sarà di 500 euro per il genitore single e 50 euro per ogni figlio. Due adulti sotto i 60 anni di età invece prenderanno 525 euro e non più 700. Per due adulti con un figlio, da 800 a 750 euro. Così come due adulti e due figli da 900 a 800 euro o due adulti e tre figli da 1.000 a 850 euro. Bisognerà verificare cosa intende fare il Governo per le scale di equivalenza che dovevano donare alla misura una maggiore equità garantendo il giusto alle famiglie numerose.