Addio al reddito di cittadinanza dal 1° gennaio 2024. E nel 2023, solo 7 mesi di sussidio per gli occupabili e 12 mesi per i non attivabili al lavoro. Inoltre, obbligo di partecipare ai corsi di formazione per chi appartiene a nuclei familiari privi di anziani oltre i 60 anni di età, invalidi o minorenni. Pena la decadenza dal sussidio. Stesso rischio per chi non accetta le proposte di lavoro, anche la prima, prodotta dai centri per l’impiego. E obbligo anche di rispondere presente alle convocazioni dei Comuni, per lavori di pubblica utilità, fino ad ora applicate per una piccola percentuale di beneficiari, e dal 2023 obbligo per tutti gli attivabili.

Questa di fatto è la stretta introdotta alla misura da parte del governo, che accompagnerà il reddito di cittadinanza fino alla sua fine.

I dubbi sul post reddito di cittadinanza

Ma al posto della misura, qualcosa dovrebbe essere introdotta. Perché i poveri restano e i bisognosi di aiuto lo stesso. Ed anche gli attivabili possono avere necessità di aiuto. Ecco perché già si parla di una nuova misura, a cui al momento, in base alle ultime ipotesi e indiscrezioni, verrebbe dato il nome di MIA. In risposta a quanti ci chiedono numi sul futuro del sussidio, niente di meglio che spiegare cosa bolle in pentola e cosa stanno per fare al governo.

“Buonasera, vi ho scritto tempo fa per capire le novità del reddito di cittadinanza 2023. Adesso torno a chiedervi cosa sarebbe questa nuova misura di cui da qualche ora di parla con insistenza. Mi riferisco al MIA, un nuovo sussidio anche per i giovani da quando ho capito. Ho 43 anni e non ho figli. Vivo con mia moglie che ha 40 anni e non troviamo lavoro. Prendiamo dal 2022 il reddito di cittadinanza e vorremmo dei chiarimenti su cosa dobbiamo fare per la nuova misura, che a quanto pare va richiesta a settembre.

Grazie in anticipo per la vostra eventuale risposta.”

Il nuovo reddito di cittadinanza si chiamerà misura di inclusione attiva?

Al momento siamo nel campo delle ipotesi, perché nulla è stato deciso e se c’è qualcosa di certo sul reddito di cittadinanza sono le novità introdotte nella legge di Bilancio e diventate praticamente definitive. Quindi, ok alla cessazione della misura dal 1° gennaio prossimo. E confermate le limitazioni di durata con annessi nuovi adempimenti da rispettare di cui parlavamo in premessa. In queste ore però ecco un’altra novità. Sta uscendo fuori una nuova misura che potrebbe sostituire il reddito di cittadinanza. Ed è proprio quella a cui fa riferimento il nostro lettore.

Il MIA, che sta per misura di inclusione attiva, è la misura che pare sia allo studio del Ministero del Lavoro. Usiamo sempre il condizionale perché si parla di ipotesi e non di misura già certa. Ma già dal nome si potrebbe capire dove intende andare a parare l’esecutivo. Infatti una delle critiche più aspre al reddito di cittadinanza era e resta il fallimento delle politiche attive. Pochi beneficiari del sussidio in questi anni hanno trovato lavoro. E pochi sono stati ricollocati. Infatti se c’è chi prende il sussidio ormai da oltre 40 mesi, significa che qualcosa non ha funzionato.

Da 500 a 375 euro, ecco come funziona il MIA, la Misura d’Inclusione Attiva

La misura doveva consentire a soggetti in difficoltà, con un ISEE fino a 9.360 euro, di prendere un sostegno economico e nel frattempo di essere ricollocato al lavoro. Il reddito di cittadinanza nel frattempo è diventata un autentico sussidio, e non una misura che mirava al ricollocamento lavorativo e sociale dei beneficiari. Ecco che si pensa a questa nuova misura, da far partire subito, già a settembre, quando i beneficiari attivabili avranno completato i “soli” 7 mesi di sussidio fruibili nel 2023.

Una nuova misura che rispetto a quella vecchia anziché 500 euro al mese di importo, scenderebbe a 375 euro.

Ma solo per gli attivabili. Per chi nel nucleo familiare ha soggetti di età superiore a 60 anni, oppure invalidi, o ancora minorenni, l’importo resterebbe identico. Come sottolineano quelli del Corriere della Sera, si ragiona sul ridurre la componente dell’affitto imputato, che oggi vale 280 euro al mese e che porta il sussidio per un single da 500 a 780 euro. Si dovrà trovare una via che consente di calmierare meglio la componente aggiuntiva in base alla numerosità del nucleo familiare.

Cos’altro si conosce del MIA

Il nuovo sussidio, sarà ridotto come durata perché deve venire meno la ripetitività della richiesta. Da quando è nato il sussidio si prende per 18 mesi rinnovabili di 18 in 18 praticamente all’infinito. Il MIA invece dovrebbe durare massimo 12 mesi. Sarà rinnovabile ancora una volta dopo un mese di stop, ma per gli occupabili durerà 12 mesi solo la prima volta. Poi scenderà a 6 mesi e solo dopo 18 mesi potrà essere chiesto di nuovo. Inoltre, anche l’ISEE utile a rientrare nel programma del MIA sarà diverso. Non più 9.360 euro di soglia ISEE da non superare, ma ecco il nuovo limite a 7.200 euro. La residenza in Italia che oggi è fissata alla soglia minima dei 10 anni, passerà a 5 anni. Anche per venire incontro ai dettami di Bruxelles, che ha chiesto all’Italia di correggere questa sorta di discriminazione per i non italiani.

Ma che significa MIA, misura di inclusione attiva?

Già dal suo nome la nuova misura apre a parlare di tutte quelle cose che per il reddito di cittadinanza non hanno funzionato. E parliamo delle politiche attive. I centri per l’impiego che dovevano essere potenziati per consentire un più facile ricollocamento lavorativo dei richiedenti, non funzionano. Molti si chiedono anche oggi, quali e quanti saranno i corsi di formazione tanto annunciati per gli occupabili. Per la nuova misura, ovvero per il MIA, si torna a parlare di centri per l’impiego con l’aggiunta di agenzie per il lavoro da riconoscere.

E a queste strutture verranno offerti incentivi e premi per ogni persona che riusciranno a ricollocare e che prende il MIA. Al Ministero del Lavoro verrà prodotta una piattaforma nazionale unica, capace di fare incrociare più facilmente richiesta e offerta di lavoro.

Il ruolo dei centri per l’impiego resterà fondamentale

E si torna a parlare di offerta congrua. Perché la decadenza dal MIA dovrebbe scattare al rifiuto di una sola offerta di lavoro, ma solo se congrua. E cioè se viene da un posto nella stessa provincia di residenza del beneficiario o delle province confinanti e solo se rispondente a ciò che un beneficiario del MIA sa fare. In base alla competenze iniziali o a quelle di cui è stato dotato dopo i corsi di formazione che centri per l’impiego e agenzie per il lavoro avranno introdotto.

Furbetti reddito di cittadinanza da debellare

Per scoraggiare il fenomeno dei furbetti, altro problema del vecchio reddito di cittadinanza, ecco che il governo pensa ad alcune soluzioni. Oltre ad aumentare i controlli, anche preventivi, tirando dietro pure i Comuni, che sanno meglio intercettare le reali condizioni di una famiglia, si pensa ad altro. Infatti è concessa la facoltà del beneficiario del sussidio di poter lavorare, senza rischiare di perdere il beneficio del MIA. Una cosa che già introdotta per l’attuale RDC visto che nella manovra finanziaria è confermato l’ok al cumulo del reddito di cittadinanza con redditi da lavoro stagionale o intermittente fino a 3 mila euro l’anno. Col Mia si andrà oltre la stagionalità o l’intermittenza. Il cumulo riguarderà qualsiasi lavoro. E se il beneficiario del sussidio supera i 3.000 euro annui, e lavora con contratto a termine, il sussidio con il MIA è solo sospeso fino alla scadenza del contratto.