Sono molte le situazioni in cui conoscere l’età della persona che ci sta di fronte è fondamentale: si tratta dei casi in cui l’azione che compie non è lecita se effettuata nei confronti di minorenni.

Si pensi alla vendita di alcolici, sigarette o a rapporti sessuali con persone con un’età inferiore a 14 anni. In questi casi, infatti, diventa essenziale conoscere gli anni di chi si ha di fronte se si pensa che possa mentire sull’età. Ignorare l’età di una persona, infatti, non esclude la possibilità di commettere un reato, qualora gli si vendano sigarette e alcolici prima dei 18 anni o in caso di rapporti sessuali con minori di 14 anni.

Chi, trovandosi in queste situazioni, vuole evitare di commettere un reato, quindi, non deve peccare di leggerezza poiché dovrà dimostrare di aver fatto tutto il possibile per scoprire la vera età della vittima con azioni di conoscenza, informazione e controllo. Per non subire la condanna per reato dovrà dimostrare di essere stato tratto in inganno senza sua colpa ritenendo in base ad elementi univoci che il minore fosse maggiorenne.

Conoscere l’età di una persona: come fare se chi è di fronte si spinge a mentire sull’età?

Ma fin dove può e deve spingersi l’adulto nel controllo dell’età? Non ci si deve affidare soltanto all’aspetto esteriore poiché, come molto spesso accade, un ragazzo di sedici anni può dimostrarne tranquillamente 18.

A chiarire quali sono i doveri dell’adulto in questi casi è una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 36606 del 24 luglio 2017, che ha stabilito quanto segue: la configurazione del reato è esclusa soltanto dall’ignoranza inevitabile. Cosa significa? Che colui che agisce deve fare tutto quello che è in suo potere per individuare l’età di chi ha di fronte, anche chiedere la carta d’identità.