Non essere reperibili alla visita del medico fiscale in caso di malattia da lavoro può costare caro, soprattutto con le nuove regole. L’assenza ingiustificata alla prima visita di controllo fa perdere l’indennità per i primi 10 giorni; in caso di seconda assenza l’indennità viene ridotta del 50% per il tempo restante di malattia.

Eppure molti dipendenti, soprattutto nel settore privato, sottovalutano non tanto questo rischio ma la probabilità stessa che il medico Inps bussi alla porta. Finora era il datore di lavoro, in caso di sospetto sulla malattia, a chiedere la visita fiscale e quindi è opinione diffusa che, se i rapporti con il capo non sono tesi, questo non accadrà.

Ma c’è un modo per prevedere quali sono le possibilità statisticamente parlando che il medico Inps bussi alla porta per controllare che, nelle fasce orarie di reperibilità, il dipendente sia veramente a casa?

In effetti per i dipendenti privati la visita fiscale scatta solo nel 5% dei casi di malattia dal lavoro. Un lavoratore su venti quindi. I dati del 2015, infatti, contano circa 600 mila controlli su un totale di 12 milioni di certificati di malattia presentati. A differenza di quanto si pensi per i dipendenti pubblici il rischio è anche inferiore: il 3% in media.

Con il Polo Unico per le visite fiscali le cose verosimilmente cambieranno ma quali saranno i lavoratori a casa per malattia che hanno il rischio maggiore di subire controlli? L’algoritmo che elabora i dati tiene in considerazione tutta una serie di fattori tra cui anche il tipo di certificato medico e la patologia sofferta: in caso di incidente o di malattia grave ad esempio ci saranno meno possibilità e dubbi rispetto all’ipotesi del lavoratore a casa per una malattia cronica o un presunto virus passeggero.

Leggi anche:

La visita fiscale può essere ripetuta più volte nel week end?

Reperibilità malattia: come comunicare l’indirizzo diverso da quello di residenza