Sono molti gli italiani che sognano di andare in pensione prima possibile. Nell’ultimo periodo a questo desiderio hanno contribuito ulteriormente due fattori: il timore che, terminata la sperimentazione quota 100, bisognerà attendere di più per andare in pensione (ovvero la paura di veder passare quest’ultimo treno) in primis. Dall’altro lato gioca un ruolo anche l’incidenza psicologica della pandemia, che porta a considerare più attentamente le priorità della vita. Meglio quindi andare in pensione prima con un assegno più basso? Chi è disposto ad accettare questo compromesso probabilmente valuterà, se non lo ha già fatto, il riscatto volontario dei contributi relativi a periodi di non lavoro.

Molti ci scrivono soprattutto per il riscatto laurea ma non solo.

Il riscatto laurea perde valore man mano che ci si avvicina alla pensione

Difficile confermare se il riscatto della laurea conviene oppure no perché entrano in gioco diversi fattori. Aldilà del sistema di calcolo adottato (riserva matematica, a percentuale con onere ordinario o a percentuale con onere agevolato) la discriminante è determinata dall’età al momento di inizio lavoro. Prima ci si è inseriti nel mondo del lavoro e maggiore sarà la possibilità di anticipare l’uscita. Ma è anche vero che chi si laurea spesso inizia a lavorare tardi. Altro fattore determinate sono gli anni che mancano alla pensione. Se la domanda di riscatto laurea viene fatta troppo a ridosso del perfezionamento dei requisiti di pensionamento, non si configura un vantaggio evidente in termini di anticipo dell’uscita (meglio quindi pensarci per tempo e fare domanda da giovani).

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Infortuni o malattia si possono riscattare per andare prima in pensione

Esiste la possibilità di anticipare il pensionamento mediante richiesta di contributi figurativi per il periodo di fermo. Le malattie riconosciute in quest’ottica sono:

  • malattia indennizzata;
  • malattia professionale;
  • infortunio sul lavoro;
  • situazione di malattia accertata tempestivamente;
  • malattia non indennizzata perché verificatasi fuori dal periodo lavorativo;
  • malattia determinata da lavori domestici.

Pensione autonomi: si al riscatto del praticantato anche retribuito?

Il tirocinio che segue il conseguimento del titolo di studio può essere oggetto di domanda di riscatto.
Non sempre e non per tutti però. Anche in questo caso ci sono delle specifiche da fare. Requisito fondamentale, perché il riscatto sia riconosciuto, è che i periodi da recuperare siano scoperti da qualsiasi tipo di contribuzione.
Il riscatto del praticantato obbligatorio non è riconosciuto alle gestioni di previdenza amministrate dall’INPS. Quindi, per esempio, un professionista iscritto anche al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti (Fpld) non potrà riscattare gli anni di praticantato presso questo fondo. E’ prevista  un’eccezione per la gestione speciale INPS dei Commercianti: più nello specifico per i promotori finanziari per i quali è ammesso il riscatto con calcolo percentuale o riserva matematica.

Il riscatto del praticantato non è invece ammesso per la generalità delle gestioni di previdenza affidate all’Inps: se, ad esempio, un avvocato, iscritto anche al Fondo pensione dei lavoratori dipendenti (Fpld), volesse recuperare gli anni di tirocinio presso il Fpld invece che presso la Cassa Forense, l’operazione non gli è consentita.

Il costo del ricalcolo del praticantato può avvenire con riserva matematica (se il periodo è collocato tra le annualità assoggettate al calcolo retributivo, o reddituale) altrimenti si procede con metodo percentuale.