Stanno per scattare gli aumenti delle pensioni degli italiani per via dell’inflazione. L’adeguamento scatta ogni anno sulla scorta dei dati forniti dall’Istat e in base a quanto sancito dal governo in materia di adeguamenti economici. Per il 2023 gli aumenti saranno consistenti poiché erano 40 anni che l’inflazione non toccava livelli record.

In base al decreto del Ministero dell’Economia Giancarlo Giorgetti dello scorso mese di novembre, le pensioni in pagamento nel 2023 saliranno del 7,3%. Un incremento che però non spetterà a tutti nella stessa misura percentuale, ma solo ad alcuni appartenenti alle fasce di reddito medio-basse.

Come sono rivalutate le pensioni nel 2023

Come già anticipato in precedenti articoli, il governo ha deciso di rimodulare le 3 attuali fasce di rivalutazione delle pensioni (perequazione automatica) con 6 nuovi tipi di scaglioni. Il tutto allo scopo di salvaguardare appieno solo le pensioni più basse difendendole maggiormente dall’inflazione e riducendo contestualmente l’adeguamento per quelle più alte.

Questione di soldi che lo Stato deve destinare soprattutto all’emergenza energetica, ma anche alla previdenza che in Italia costa più che nel resto d’Europa. Quindi dal prossimo anno saranno indicizzate del 7,3% tutte le pensioni fino all’importo limite pari a 4 volte il trattamento minimo. Una mossa atta a difendere il potere d’acquisto dei più deboli.

Posto che il trattamento minimo di pensione salirà nel 2023 da 524,35 euro a 562,63 euro al mese, ne consegue che la rivalutazione piena avverrà fino a 2.250,52 euro al mese. Oltre questa soglia l’importo non è più rivalutato del 7,3%, ma qualcosa meno. Fino a raggiungere un taglio di oltre due terzi per le pensioni superiori a 5.626 euro al mese.

Le 6 nuove fasce di rivalutazione

Ma vediamo in dettaglio come sono state definite le 6 nuove fasce di perequazione delle pensioni dal 1 gennaio 2023. In percentuale si tratta delle seguenti percentuali di rivalutazione:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 85% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 53% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 47% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 37% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 32% oltre le 10 volte il trattamento minimo

Questa scaletta che entrerà in vigore per il biennio 2023-2024 ha il merito di redistribuire le risorse finanziarie, previste con la perequazione automatica, verso il basso.

In altre parole per i trattamenti superiori a 2.813 euro al mese scatta una rivalutazione quasi dimezzata.

I risparmi di spesa consentono quindi di innalzare l’importo del trattamento minimo a 600 euro al mese per gli over 75, ma solo per un anno. La misura, fortemente chiesta da Forza Italia, sarà in vigore dal 1 gennaio al 31 dicembre 2023.