Nell’ultimo decennio, l’obiettivo primario di qualsiasi Governo, in fatto di pensioni, è stato l’imbastimento di una riforma del sistema in grado di offrire un’alternativa definitiva all’ultima ristrutturazione di epoca montiana.

Il sospirato superamento della Legge Fornero, in particolare, ha animato gli ultimi esecutivi, dal primo Conte fino a quello Meloni. Con particolare predilezione da parte di questi, vista la presenza nello staff del Consiglio dei ministri della Lega di Matteo Salvini, la forza politica portavoce dell’accantonamento definitivo della legge del 2011.

Il paradosso è che, nonostante tutto, un’alternativa concreta si è dannatamente faticato a imbastirla, tanto che una riforma vera e propria del sistema tutto non c’è più stata.

E anche per il prossimo anno, il tavolo tra Governo e sindacati sembra orientato a lasciare intatti (salvo modifiche migliorative) i meccanismi in vigore e a demandare il restyling pensionistico almeno al 2025. Del resto, che i tempi fossero poco maturi lo si era capito da tempo. E la difficoltà nei tavoli tecnici è stata riscontrata proprio nel tentativo di trovare un compromesso tra strumenti di anticipo e sistema standard di anzianità.

Legge di Bilancio e le “quote”

Per questo, per il 2024, la Legge di Bilancio dovrebbe riconfermare quanto già esiste. Quota 103 in primis, tutto sommato convincente per i lavoratori con almeno 62 anni di età e 41 di contributi versati, con requisiti maturati entro il 31 dicembre 2023. Data che, qualora la proroga diventasse ufficiale, sarebbe prorogata di un anno, rendendo comunque validi gli effetti delle precedenti normative pensionistiche, come ad esempio Quota 102, per coloro che dovessero maturare i requisiti entro la fine dell’anno.

Stesso discorso per Ape Sociale e, probabilmente, anche per Opzione Donna, entrambi meccanismi già oggetto di proroga che, anche per il 2024, dovrebbero rimanere nella disponibilità dei pensionandi. Niente, comunque, in grado di spazzare via definitivamente i requisiti standard per la pensione di vecchiaia.

Pensioni, il paradosso della Fornero: resta e (per ora) conviene ancora a qualcuno

Quello della Legge Fornero resta quindi un paradosso. Nessun meccanismo di pensionamento “flessibile”, inclusa Quota 100, è riuscito a garantirne il superamento. Anzi, proprio la soluzione proposta dall’allora governo gialloblu ha esaurito i suoi due anni di rodaggio finendo in soffitta senza troppi rimpianti.

Più o meno lo stesso per il ritocco di Quota 102. Mentre l’attuale versione, Quota 103, ha di fatto doppiato i pensionamenti ottenuti dal sistema precedente solo nel primo semestre dell’anno.

Un risultato che, se da un lato ha confermato la tendenza all’anticipo già evidenziata nel 2022 (più del 30% dei pensionati hanno optato per lo scivolo pensionistico), dall’altro ha convinto tutti a concedere un altro anno al sistema ponte. Con l’obiettivo di riuscire, con altri dodici mesi, a offrire alternative anagrafiche migliori della legge 92/2012.

Il paradosso Fornero

Il punto è che la Legge Fornero resta un paradosso. Perché, nonostante le forti critiche attirate per aver concesso il pensionamento di anzianità all’età di 67 anni, attualmente si tratta dell’unico strumento in grado di garantire delle vie di fuga. Una delle quali riguarda i cosiddetti lavoratori precoci.

Ossia coloro che hanno iniziato a lavorare in giovane età mantenendo poi una carriera continuativa. Per costoro, la legge prevede l’opportunità di beneficiare di un trattamento pensionistico con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni per le donne). In pratica, compiuti i 60 anni, si potrebbe già ragionare su un’eventuale istanza di pensione.

Non solo. Per chi può vantare contributi versati prima del compimento dei 19 anni, resterebbero validi gli effetti della Quota 41. Quella che proprio la Lega punta a ripristinare in forma generalizzata. La Fornero consente a tali lavoratori il pensionamento con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Anche se in modo limitato alle categorie di lavoratori in regime di maggior tutela.

In pratica, una flessibilità maggiore anche rispetto a Quota 103.

Riassumendo…

  • In vista della riforma del prossimo anno, la Legge di Bilancio 2024 dovrebbe confermare tutti gli strumenti pensionistici attualmente in vigore;
  • confermata, probabilmente, anche Quota 103, che ha rafforzato al tendenza all’anticipo pensionistico.
  • restano validi gli effetti della Legge Fornero, incluse le possibilità di anticipo per i lavoratori precoci.